Uscita a effetto durante l’udienza di questa mattina da parte dell’avvocato Basilio Milio, difensore di Mori e Subranni, che ha chiesto di chiamare sul banco dei testimoni il presidente russo qualora venissero ammesse le intercettazioni del boss Graviano sulle stragi di Capaci e via D’Amelio
Stato-mafia, si chiede di citare Putin come teste «Legame con alcune indagini di Falcone a Mosca»
Finisce all’interno del processo trattativa Stato-mafia anche il nome del presidente russo Vladimir Putin, che potrebbe diventare un teste per fare luce sulle stragi del ‘92. A chiedere di poterlo citare è stato l’avvocato Basilio Milio, legale dei vertici dell’Arma Mario Mori e Antonio Subranni, qualora venissero ammesse dal presidente Alfedo Montalto alcune intercettazioni del boss Giuseppe Graviano. «Fra le tante cose, lui parla anche della strage di Capaci, dei moventi e di tutti i retroscena – spiega l’avvocato Milio – Proprio tra i moventi pare ci siano, secondo il boss, alcune indagini che all’epoca Falcone stava facendo a Mosca sui fondi che il Pds aveva ricevuto dal partito comunista russo». Milio è tra i legali che si sono opposti all’ammissione delle intercettazioni del boss di Brancaccio, ritenuto «poco genuino» perché consapevole di essere intercettato.
Intercettazioni, queste, che comprenderebbero anche delle confidenze sull’omicidio di Paolo Borsellino e sulla magistrata Ilda Boccassini: «Sarà necessario, in caso di ammissibilità delle intercettazioni, sentire anche la dottoressa, che a proposito della strage di via D’Amelio fu la prima a dire che Vincenzo Scarantino era un personaggio inaffidabile», continua l’avvocato Milio. Quella di citare Putin come teste di questa mattina la definisce poi «una mia iniziativa». Nelle intercettazioni di Graviano non ci sarebbe alcun riferimento al presidente russo. La Corte d’assise si pronuncerà sulla questione durante la prossima udienza a fine giugno.