Il presidente della Corte d’assise Montalto ha accolto la richiesta della pubblica accusa. Delle 32 intercettazioni fra il boss di Brancaccio e il detenuto Adinolfi, però, solo una parte verrà trascritta. Il giudice ha ritenuto necessario, a questo punto, anche chiamare sul banco dei testimoni il boss in persona
Stato-mafia, ammesse le dichiarazioni di Graviano Venti conversazioni, comprese quelle su Berlusconi
«Le più approfondite conoscenze della Corte consentono oggi di meglio ravvisare l’utilità processuale, con riferimento non soltanto ai fatti oggetto dell’imputazione, bensì ora anche con riferimento a copioso e certamente più completo materiale probatorio nel frattempo acquisito». Con queste parole il presidente della Corte d’assise di Palermo Alfredo Montalto ha ammesso questa mattina le recenti richieste avanzate dai pubblici ministeri. Entrano, quindi, a far parte del processo trattativa le conversazioni intercettate in carcere fra Giuseppe Graviano e il detenuto Umberto Adinolfi. Gli avvocati della difesa si erano opposti all’ammissione, sollevando un’eccezione di inutilizzabilità delle intercettazioni. «L’eccezione è infondata – spiega il presidente Montalto – Nel caso in esame non si riscontra alcuna carenza motivazionale. Anzi, l’iniziale decreto con cui si autorizzava la captazione delle conversazioni fra i due appare ampiamente e specificamente motivata. E sono inoltre presenti tutti gli elementi indiziari che hanno dato luogo all’accoglimento della richiesta del pubblico ministero».
Legittime quindi tutte le attività di intercettazione svolte dalle autorità. Delle 32 conversazioni per le quali i pm avevano richiesto l’ammissione, la richiesta è stata accolta limitatamente per le conversazioni registrate da gennaio 2016 a marzo 2017, per un totale di diciannove intercettazioni alle quali si aggiunge anche quella del colloquio fra il boss di Brancaccio e i suoi familiari, captata il 23 aprile scorso. «Alla stregua di tali registrazioni per le quali si procederà a perizia, si ravvisa altresì l’utilità processuale dell’esame di Giuseppe Graviano da effettuarsi successivamente all’acquisizione delle trascrizione», ha aggiunto il presidente.
Tra gli argomenti chiave delle intercettazioni, ci sono anche i presunti favori che l’ex premier Silvio Berlusconi avrebbe ricevuto da Cosa nostra e il comportamento che il politico, una volta raggiunto successo e potere, avrebbe avuto nei confronti della cosca di Brancaccio. «Questo ha iniziato con i piedi giusti e si è ritrovato a essere quello che è», dice di Berlusconi mentre passeggia con Adinolfi durante l’ora d’aria. È il 19 gennaio 2016, data della prima intercettazione ammessa dal presidente Montalto. «Aveva tanti valori, idee giuste, era cercato e aveva le agevolazioni, il terreno spianato. Quando lui si è ritrovato ad avere, grazie a diversi… – ma lascia in sospeso la frase, per poi continuare – Un partito così nel ’94, lui si è ubriacato, lui dice “non posso dividere quello che ho con chi mi ha aiutato”. Mi sono spiegato?». Il tono cambia subito e dal suo racconto emergono amarezza e delusione: «Pigliò le distanze e ha fatto il traditore», dice ancora, bisbigliando. «Dopo che lui ha avuto tutto nelle mani… Alla fine ha finito di rovinarsi con la pedofilia, con la prostituzione. Lo conosco bene – continua, abbassando il tono della voce – Ma non ci sono più gli strumenti, non c’è bisogno di niente. Umbè, basta! Non possiamo…ti dico solo che mi trovo in carcere da innocente».