A sollevare il caso è il presidente della commissione comunale ai Tributi Salvatore Tomarchio ma si riferisce a una serie di controlli effettuati negli stabilimenti balneari da parte della Guardia di finanza. Attività che vanno dal 2009 al 2015. E «bisogna fare presto per evitare ulteriori danni economici»
Stabilimenti balneari, su 75 solo cinque in regola «No a iscrizione a catasto, non pagano Ici e Imu»
«Sono circa 70 i lidi balneari di Catania che non sono regolarmente accatastati e per i quali il Comune di Catania non ha potuto riscuoterne i relativi tributi». L’analisi arriva dal consigliere comunale e presidente della commissione permanente ai Tributi Salvatore Tomarchio, pochi giorni dopo una riunione dei suoi componenti a Palazzo dei Chierici. Occasione durante la quale si è deciso di aprire un dialogo tra l’amministrazione comunale, l’Agenzia delle entrate, l’ufficio regionale al Demanio marittimo di Catania e Augusta, e la guardia di Finanza «per sciogliere l’inghippo», precisa il presidente della commissione. A qualche settimana dalla nota della sezione navale catanese delle fiamme gialle arrivata in municipio. Una lettera con la quale si richiedevano delucidazioni su irregolarità nei pagamenti di Ici e Imu delle attività commerciali del litorale catanese, nonostante queste ultime siano titolari di concessioni regolari.
I controlli dei finanzieri – avvenuti nel corso di un servizio di prevenzione, ricerca e repressione degli illeciti finanziari – scattano nel 2009 e si fermano lo scorso anno, nel 2015. «I militari hanno verificato circa 75 stabilimenti balneari tra la Playa e il Lungomare, e soltanto di cinque strutture hanno trovato una rendita certa», spiega Tomarchio. Che si interroga sulla mole di perdita economica registrata da Palazzo degli elefanti, le cui casse sono di recente al centro delle cronache per la paventata ipotesi di dissesto. «Quando la commissione competente mi fornirà una relazione dettagliata, studierò le carte e interverrò», è il commento secco dell’assessore al Bilancio Giuseppe Girlando.
Per i lidi non accatastati il Comune non può riscuotere le tasse né stabilire le aliquote di Ici e Imu
Al netto del fatto che «di sicuro parliamo di cifre alte, anche se adesso non è ancora possibile stimarne il totale e – attacca Tomarchio – il problema è che, secondo la legge, il Comune può chiedere ai lidi di pagare gli importi mancanti a partire dal 2011». Ragion per cui eventuali Ici e Imu non riscosse dal Comune per gli anni 2009 e 2010 sarebbero già andati perduti. E adesso «bisogna fare presto a regolarizzare tutto perché si rischia di non farsi pagare nemmeno tutti gli altri». Ovvero gli ultimi cinque anni di tasse comprese tra il 2011 e il 2016.
La riunione chiarificatrice dovrebbe essere fissata, infatti, a breve. E «anzi siamo già in ritardo», dice Tomarchio. «I terreni sono di proprietà della Regione Siciliana e dovrebbero provvedere da Palermo alla registrazione al catasto», specifica il presidente regionale del Sindacato italiano balneari (Sib) Ignazio Ragusa. Nonostante, dice che «risulta una cosa abbastanza singolare che si debbano versare Ici e Imu per beni che i lidi hanno in affitto, a maggior ragione per quelli che hanno concessioni stagionali e non pluriennali». Motivo per cui Ragusa predica «ulteriori accertamenti», considerato comunque che «per legge è giusto contribuire per beni accatastati». «A ogni modo, tutti i nostri associati pagano regolarmente non solo Ici e Imu ma anche la tassa sui rifiuti», conclude.