Squadra inaffidabile e prigioniera delle sue lacune Il ko con il Francavilla svela la vera identità dei rosa

Chi è veramente il Palermo? Di che pasta è fatta la compagine rosanero? La risposta alle domande più frequenti che ci siamo posti durante il girone di andata la dà la gara persa 2-1 al Barbera contro la Virtus Francavilla nell’ultimo atto del campionato prima del giro di boa. Il Palermo è questo. Il passo falso interno contro i pugliesi nel lunch-match della diciannovesima giornata del girone C (i rosa, in campo per tutto il primo tempo con una maglia ‘particolare’ con il nome Peter Pan sulle spalle in segno di solidarietà nei confronti dell’asilo nido recentemente incendiato nel quartiere San Giovanni Apostolo, non giocavano alle 12,30 dall’1 maggio 2019 in occasione della gara pareggiata 2-2 con lo Spezia in serie B) fotografa in maniera nitida il profilo della formazione di Boscaglia ‘capace’ dopo un buon primo tempo nel quale era andata meritatamente in vantaggio grazie al gol realizzato al 37’ da Valente (per l’esterno offensivo, il più ispirato tra i padroni di casa e a segno con un destro dalla distanza complice il portiere Crispino, si tratta della prima marcatura con la maglia del Palermo) di vanificare nella ripresa ciò che di buono era riuscita a costruire.

Il Palermo indecifrabile che ci ha accompagnato in un primo segmento di stagione condizionato anche dall’emergenza Covid ha svelato la sua reale identità ed è proprio quello che oggi ha rimediato la sesta sconfitta in campionato, la terza tra le mura amiche: una squadra con delle potenzialità, visibili nel corso di un primo tempo giocato con attenzione e con il piglio giusto, ma costantemente prigioniera dei propri errori e soprattutto di evidenti lacune riconducibili, a prescindere da questioni di natura tattica, alla qualità di diversi interpreti. Che avendo appunto dei limiti legati a doppio filo pure all’abc del calcio – tocco di palla, precisione nei cross, rifinitura dei passaggi – non possono essere terreno fertile per una squadra competitiva per certi traguardi o all’altezza delle aspettative. E se ai difetti strutturali di un gruppo che obiettivamente avrebbe bisogno di essere rinforzato sul mercato con degli innesti in grado di dare nuova linfa anche in termini di personalità aggiungiamo il passo indietro compiuto sul piano dell’atteggiamento, in relazione in questo caso allo spirito con cui è stato affrontato il match dopo l’intervallo, diventa ancora più intenso il suono dei campanelli d’allarme scattati già in precedenza e in più di una circostanza.

Una squadra in vantaggio e che sa ciò che vuole e deve fare non può subire in casa un gol in contropiede come quello incassato oggi dai rosanero, impreparati in occasione della ripartenza culminata con la rete dell’1-1 del centrocampista Castorani (entrato al 39’ al posto dell’infortunato Giannotti) su assist dell’attaccante Vazquez e propiziata da un errore di Odjer nella zona nevralgica del campo. E non può, con superficialità, permettere all’avversario di alimentare la speranza del colpaccio. Bravi gli ospiti, ordinati nell’arco dei 90 minuti con un 3-5-2 compatto e dotati di buona organizzazione di gioco, a credere nella possibilità di completare la rimonta impreziosita a due minuti dal 90’ dallo splendido gol (sinistro a giro sotto l’incrocio) del neo-acquisto Ciccone, protagonista anche pochi minuti prima con un rasoterra finito sul palo, ma i meriti degli uomini guidati da Trocini vanno di pari passo con gli imperdonabili errori di un Palermo maestro nel farsi male da solo. Composto, al di là delle mosse di Boscaglia a partita in corso che a volte non sortiscono gli effetti sperati come avvenuto nella sfida odierna, da giocatori che spesso leggono o gestiscono le situazioni di gioco in maniera non adeguata (in fase di non possesso, interpretata male da diversi rosanero piuttosto molli nei contrasti, ma anche in zona gol come dimostrano le due nitide occasioni fallite nel secondo tempo da Lucca, preferito nel 4-3-3 a Saraniti entrato poi nel finale al posto di Odjer) e che non sono in possesso di quella struttura, tecnica e psicologica, funzionale alle esigenze di una squadra pronta per il definitivo salto di qualità.


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