Sedici giovani uomini e donne africani, da questa estate partecipano al Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Che prevede la permanenza in paese, anziché nel vicino Cara, e l'avvio di un processo di integrazione. Come primo passo in tal senso ai richiedenti asilo, a titolo volontaristico e senza compenso, verrà affidata la pulizia dei bagni pubblici. «Vogliamo raggiungere l'integrazione, con tutte le modalità», commenta il primo cittadino Anna Aloisi, rifiutando le critiche dall'opposizione, che l'accusa di sfruttare i rifugiati
Sprar di Mineo, da rifugiati a inservienti Il sindaco: «Così hanno voluto rendersi utili»
Una piccola alternativa al centro per richiedenti asilo, a Mineo c’è: si chiama Sprar. L’acronimo significa Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ed è una piccola comunità di 16 giovani, che vivono nel paese piuttosto che nel vicino centro per richiedenti asilo. Il progetto, già attuato con successo in altere parti d’Italia, è partito a Mineo la scorsa estate. E per agevolare l’integrazione con i residenti della cittadina dell’entroterra catanese, che conta un numero di abitanti poco superiore ai 4mila ospiti dell’affollato Cara, la giunta municipale il 3 ottobre ha approvato l’impiego, a titolo volontaristico, delle 8 donne nigeriane e degli 8 uomini provenienti da Eritrea Etiopia e Sudan quali inservienti. Si occuperanno, in particolare, della pulizia dei due bagni pubblici di piazzale Crispi.
«Vogliamo raggiungere l’integrazione, con tutte le modalità. Probabilmente a Natale coinvolgeremo anche i residenti del Cara», spiega a riguardo dell’iniziativa il sindaco Anna Aloisi, che ha fortemente voluto la comunità Sprar, estensione di quello già presente a Vizzini, all’interno della sua città. Nei mesi scorsi ha dovuto affrontare le critiche del gruppo consiliare di opposizione Mineo prima di tutto, contrario allo Sprar. Critiche che puntuali sono tornate con l’inaugurazione dei bagni pubblici, pochi giorni fa.
«Qualsiasi cosa proponiamo, sono contrari. Non fanno opposizione costruttiva – continua Aloisi -. E se hanno bocciato il bilancio consuntivo, votato solo per il timore dell’arrivo di un commissario, non mi scandalizzo se ci accusano che si tratta di sfruttamento», racconta il sindaco di Mineo. «Quale altro servizio possono fare persone che non conoscono la lingua? Non possono certo venire in Comune a creare atti amministrativi», continua Aloisi, che sottolinea come il servizio sia non solo a costo zero per l’amministrazione, che metterà solo 500 euro in un anno per l’acquisto dei detergenti. Ma soprattutto che «la richiesta viene dallo Sprar, così hanno voluto rendersi utili loro alla comunità. L’idea è nata da loro, dopo che hanno aiutato, nel corso di un evento dedicato all’Ecologia, nella pulizia di una bambinopoli. Non schiavizziamo nessuno, sono solo due bagni e faranno a turno».
Il servizio, però, al piccolo Comune conviene anche economicamente. «Con la spending review dobbiamo arrangiarci anche in questo modo, non possiamo mettere altre figure», ammette Anna Aloisi. «Penseranno loro in tutto e per tutto ai bagni. Ma nel caso sia necessario, verranno supportati da chi ordinariamente svolge questa opera negli altri locali comunali», conclude il sindaco di Mineo.