La Sicilia è un’isola che rischia di restare senza coste

La Sicilia da terra di mare a isola senza costa. È la regione che colleziona più primati negativi sui cambiamenti in corso nelle aree costiere: dagli eventi metereologici estremi all’erosione, dal consumo di suolo ai chilometri di costa artificializzata, dalle concessioni balneari alle aree a rischio inondazione fino all’inaccessibilità delle spiagge per motivi di illegalità o mare inquinato. Un quadro che viene fuori dal rapporto Spiagge 2023 di Legambiente che analizza, sulla base di dati dal 2010 a oggi, i rischi presenti e futuri per territori particolarmente fragili. L’aspetto più immediatamente spaventoso è quello sugli eventi meteo-idro estremi. In questi 13 anni, è all’isola che va il primato negativo con 154 episodi (il 21,6 per cento di quelli di tutta Italia che sono 712) che hanno provocato 55 vittime (il 29,6 per cento del totale nazionale di 186). Di questi, in 68 casi si è trattato di allagamenti con piogge intense. I 32 eventi che si sono verificati ad Agrigento ne fanno la seconda città più colpita d’Italia (solo Bari fa peggio). Sull’Isola, poi, il rapporto tra il consumo di suolo costiero e quello totale regionale è pari al 56,44 per cento; il dato più alto di tutto il Paese. Sono 303 i chilometri di coste modificate dalla mano dell’uomo e 139 quelle in erosione. E di ciò che resta, se ne può usare ancora meno: infatti, il 44,3 per di tutte le coste con divieto di balneazione per inquinamento in Italia si trova in Sicilia.

Non chiamiamolo maltempo

Dal 2010 al giugno del 2023 in Sicilia ci sono stati 154 eventi meteo-idro estremi: 68 allagamenti da piogge intense, 31 tra trombe d’aria e potenti raffiche di vento che hanno provocato danni, 25 temporali con danni a infrastrutture, 13 esondazioni di fiumi, otto mareggiate con danni, tre importanti frane dovute a piogge intese, una grandinata che ha avuto effetti devastanti, due episodi di siccità prolungata e temperature estreme registrate in città. Tra i comuni più colpiti ci sono Agrigento (con 32 casi), Palermo (23) e Catania (12). Episodi che hanno provocato la morte di 55 persone. Tra gli eventi più critici c’è quello del 23 gennaio del 2017 a Sciacca (nell’Agrigentino) quando una pioggia torrenziale ha provocato allagamenti e fatto straripare torrenti causando frane e interruzioni di strade. Un evento che ha provocato anche una vittima. Il 16 luglio del 2020 una pioggia eccezione ha provocato allagamenti a Palermo: oltre 200 auto distrutte e due sottopassi ridotti a una distesa di fango. Dieci bambini sono stati ricoverati per un inizio di ipotermia. Il 10 settembre del 2021 una tromba d’aria ha colpito Pantelleria: due persone che viaggiavano a bordo delle loro auto sono morte dopo essere state investite dalla forza del vento e scaraventate fuori dall’abitacolo. Nell’ottobre dello stesso anno Catania è stata travolta da un’alluvione generata dal Medicane Apollo: tre persone morte in provincia; scuole, negozi e uffici chiusi per tre giorni; ospedali, abitazioni e attività commerciali allagati e auto sommerse dall’acqua.

Le coste rosicchiate

Un’isola con 1089 chilometri di costa naturale bassa. Di cui, però, non resta quasi nulla. La Sicilia, infatti, è la regione con più coste modificate (303 chilometri, che sono il 27,8 per cento del totale). Quelle artificializzate – tra infrastrutture, edifici residenziali e turistici – sono 122 chilometri. Altri 139 sono in erosione. Le criticità maggiori si riscontrano lungo la costa settentrionale e jonica, in particolare in provincia di Messina. Dove le coste basse sono molto fragili e subiscono cambiamenti morfologici. Dagli anni Settanta in avanti la rottura del precedente equilibrio ha innescato un deficit che si manifesta nell’arretramento della linea di battigia. «Le amministrazioni, pur disponendo di studi che risalgono alle cause del fenomeno e indicano le soluzioni per fronteggiarlo – si legge nel report di Legambiente – continuano ad agire finanziando progetti che non sono orientati a rimuovere le cause del dissesto». Nel maggio 2018, è stato stipulato un Contratto di Costa tra l’allora presidente della Regione Nello Musumeci – che era anche il commissario straordinario contro il dissesto idrogeologico – e 14 Comuni della costa dei Nebrodi. Un patto che avrebbe dovuto prevedere la pianificazione di interventi prescindendo dai confini dei singoli Comuni e puntando sulla rimozione delle cause. La svolta promessa, però, non si è realizzata. Tra i territori più a rischio del fenomeno erosivo nel Messinese ci sono Sant’Agata di Militello, Torrenova e Capo d’Orlando.

Sicilia come Atlantide

In tutta Italia sono 40 le aree a maggior rischio inondazione. Aree costiere che, secondo le elaborazioni di Enea (l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), rischiano di essere sommerse dal mare in uno scenario al 2100 se non si mettono in pratica interventi di mitigazione e adattamento. La Sicilia a essere esposti a questo rischio sono innanzitutto quattro porti: Augusta (in provincia di Siracusa), Catania, Messina e Palermo. Non solo, nell’Isola ci sono anche altre aree inondabili come il pantano Longarini (che ricade tra Noto, Pachino e Ispica, tra il Siracusano e il Ragusano), la zona di Granelli (a Pachino, nel Siracusano), l’area costiera di Trapani, di Marsala (nel Trapanese) e anche Noto (in provincia di Siracusa).

Mare negato

Il mare sull’Isola si riduce sempre di più. E a peggiorare la situazione ci pensa l’inquinamento che non permette la balneazione lungo il 20,3 per cento delle coste. Altri 52,4 chilometri sono inutilizzabili perché la costa è abbandonata; mentre in altri 33,82 chilometri la costa è interdetta per motivi di natura diversa. Sono i tratti più lunghi di tutta Italia, insieme a quelli di Calabria e Campania. La Sicilia, inoltre, è tra le quattro regioni (insieme a Basilicata, Toscana e Friuli Venezia Giulia) in cui non esiste nessuna norma che specifichi una percentuale minima di costa destinata alle spiagge libere. E, così, il 22,4 per cento delle coste basse è occupata per concessioni: 620 a stabilimenti balneari e 107 distribuite tra campeggi, circoli sportivi e complessi turistici.


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