«So che in alcune occasioni
si è appropriato dei soldi delle estorsioni ed è vivo soltanto perché cugino di Orazio Privitera». A parlare di Orazio Buda, classe 1963, è il pentito Giacomo Cosenza. Solo uno dei collaboratori di giustizia che negli anni hanno raccontato chi sia il pluripregiudicato, arrestato nel 2014 nel corso dell’operazione Prato verde della procura di Catania e destinatario di una confisca antimafia da 600mila euro a maggio 2016. Secondo i magistrati, fino al 2012 si era appropriato della gestione del parcheggio del lido La cucaracha, imponendo la sua presenza ai titolari dello stabilimento balneare. Adesso, ex sorvegliato speciale in attesa di giudizio nel procedimento a suo carico, torna sul lungomare Kennedy. Stavolta in qualità di responsabile dei parcheggi delle spiagge libere. È un dipendente della società Caffè Napoleon di viale Nitta, l’impresa che si è aggiudicata la gestione delle aree attrezzate comunali.
Seduto sotto l’ombrellone all’ingresso della
spiaggia libera numero 1, oppure col blocchetto delle ricevute in mano alla spiaggia libera numero 3. Orazio Buda passa le sue giornate sul litorale catanese, a organizzare il lavoro dei parcheggiatori. «Qua il mare è tutto bello», rassicura i vacanzieri. Lui, a differenza degli altri, non indossa la maglia aziendale sponsorizzata dal centro scommesse Planet win 365 di Librino e non ha bisogno del tesserino. Alle 19, orario in cui i parcheggi chiudono, si occupa di ritirare l’incasso. Un lavoro a cui non è nuovo. Almeno fino al 2012 aveva in gestione lo spazio per le auto all’interno del lido La cucaracha. Un «affidamento di fatto» fino al 2010 quando – «per dare una parvenza di legalità», spiegano i magistrati – gli era stato affidato prima con un comodato d’uso gratuito e poi con un canone d’affitto di 2500 euro all’anno. Ma è lo stesso Orazio Buda a spiegare al telefono come l’affare del parcheggio fosse ben più antico: «Mi levo la vita – racconta al suo interlocutore – Non voglio detto grazie, ma l’ho fatto per 16 anni e lì portano rispetto».
Il suo ruolo, per gli investigatori, non era solo quello di
coordinare il parcheggio. Le accuse riguardano anche la gestione della sicurezza della discoteca del noto lido, che sarebbe stata imposta in virtù della parentela tra Orazio Buda e Orazio Privitera, suo cugino, boss del clan Cappello, oggi detenuto al 41 bis. A lui e alla sua famiglia era previsto che andassero anche i proventi delle estorsioni, come quella alla stessa Cucaracha «per un importo di circa dieci milioni l’anno», ricorda il pentito Giacomo Cosenza. Solo che, quando Orazio Privitera viene arrestato, parte dei soldi «Buda se li intascava». Motivo per il quale, nel 2001, sarebbe scampato di poco a un agguato che proprio suo cugino avrebbe voluto tendergli. Salvo poi tornare a più miti consigli. «Io per un pezzo di parcheggio sono odiato da tutti e mi ammazzo con tutti», si lamenta Buda in un’intercettazione telefonica finita nell’inchiesta che riguarda anche lui. Ma tra i suoi interessi ci sarebbe anche altro. «È titolare di una ditta di trasporti che gli ha lasciato suo padre e
spesso attraverso questi camion si occupa di scendere droga», continua il collaboratore Cosenza. «Orazio Buda è considerato un elemento carismatico del sodalizio mafioso», scrivono gli investigatori. Di lui ha parlato anche il collaboratore di giustizia Eugenio Sturiale che lo indicava come «trafficante di droga per i Cappello al Tondicello della Playa».
«Io sono a conoscenza del passato giudiziario di Orazio Buda e per me non è un problema», dichiara a MeridioNews Massimiliano Consoli, titolare della Caffè Napoleon, l’azienda che gestisce le spiagge libere e i solarium di Catania. Un bando assegnato dopo la revoca dell’appalto alla Fraggetta Fabio & C., affidataria negli ultimi tre anni con la quale l’amministrazione comunale aveva avuto più di un problema. Adesso la palla è passata all’impresa librinese, che ha potuto iniziare le sue attività con oltre due mesi di ritardo rispetto alle attese dei catanesi. «Non è la prima volta che assumo queste persone. Bisogna dargli una possibilità – continua Consoli – Credo che abbia un procedimento a carico, ma non seguo queste cose». Buda, alle spiagge libere, «guarda il personale e controlla tutto, mi tiene i parcheggi». Ma sul fatto che fossero proprio le aree di sosta alla Playa il cuore delle accuse nei suoi confronti, Consoli replica: «Non lo sapevo».
«Il Caffè Napoleon opera a Librino, il 90 per cento dei dipendenti sono di là – continua – Io faccio controlli e parlo chiaro, spiego come funziona l’azienda e sono sempre collegato con le forze dell’ordine». «Ognuno di noi ha un passato – conclude Massimiliano Consoli – Fino al 30 settembre Buda ha un contratto e deve lavorare. Una chance io la do a tutti: se fanno qualcosa di sbagliato, li denuncio». Come ricorda lo stesso titolare, l’attività commerciale di viale Nitta non è nuova all’intervento delle forze dell’ordine: nel 2013 sono stati arrestati sei presunti esponenti della famiglia Santapaola-Ercolano, accusati di aver chiesto il pizzo al suo locale a partire dal 2004. «Ha denunciato?», chiediamo a Consoli. «Una cosa del genere», risponde. Secondo le cronache, l’operazione è partita grazie alle dichiarazioni del pentito, ex reggente, Santo La Causa.
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