I carabinieri della compagnia di Giarre hanno ricostruito il doppio tentato omicidio di domenica 6 luglio nella zona ionica. All'alba di oggi sono stati arrestati i tre presunti responsabili del primo agguato, tutti elementi marginali del clan Santapaola. Tra questi c'è Luigi Falzone, la vittima del secondo attentato a Riposto. Contro di lui un commando di sei persone, che era già sotto osservazione da parte delle forze dell'ordine. Nelle intercettazioni sono rimasti impressi anche i colpi di arma da fuoco
Sparatoria Riposto, si chiude il cerchio Laudani vs Santapaola, 9 arresti in totale
E’ stata ricostruita la dinamica del doppio tentato omicidio a Mascali e Riposto dello scorso 6 luglio. Sono nove in totale gli arrestati, facenti parte di due diversi gruppi mafiosi: da un lato i Laudani, dall’altro un trio ai margini del clan Santapaola. Questi ultimi sono i tre fermati all’alba di oggi: Giuseppe Castorina, 34 anni, Liborio Previti, 33, e Luigi Falzone, 25 anni, vittima dell’agguato avvenuto in via Etna a Riposto.
I carabinieri della compagnia di Giarre, coordinati dal sostituto procuratore Marco Bisogni, hanno impiegato 15 giorni per ricostruire quanto accaduto tra le 17 e le 23.30 di domenica 6 luglio. Tutto ha inizio nel pomeriggio quando Sebastiano Flori, pregiudicato mascalese interno al clan dei Laudani, si presenta al pronto soccorso di Giarre per una ferita di arma da fuoco alla coscia. Ma la versione dei fatti raccontata ai carabinieri è un tentativo di depistaggio: Flori racconta di essere stato colpito in un bar di Mascali e di non aver neanche visto da dove provenivano gli spari. Gli investigatori impiegano poco tempo a capire che le cose sono andate in ben altro modo. L’agguato nei confronti del pregiudicato mascalese avviene proprio sotto casa sua nel comune ionico. Il commando è composto dai tre arrestati di oggi: Falzone, Castorina e Previti. Uomini che il sostituto procuratore Bisogni definisce «elementi marginali al clan Santapaola, dei tuttofare».
All’origine di questo primo attentato ci sarebbe uno scontro tra i due gruppi per la gestione dello spaccio e delle estorsioni nella zona ionica. Ma i tre santapaoliani, secondo i carabinieri, avrebbero fatto il passo più lungo della gamba. Gli amici di Flori, componenti del gruppo vicino ai Laudani, in poche ore organizzano una vera e propria missione punitiva nei confronti di Falzone. E’ l’agguato di via Etna. Partono con due auto, una Bmw e una Matiz Daewoo, quella da cui partiranno i colpi di pistola calibro 7,65. A bordo di ogni vettura ci sono tre persone: sulla Bmw Remo Arcarisi, Leonardo Parisi e Giovanni Trovato. I tre vengono arrestati dai carabinieri la stessa sera del 6 luglio, dopo un inseguimento per le strade di Giarre nella zona del teatro incompiuto. Sulla Matiz – e questo verrà ricostruito in seguito – ci sono Leonardo Grasso, Andrea Spanò e Salvatore Musumeci. «Una risposta di inusuale potenza di fuoco», sottolinea il comandante provinciale dei carabinieri Alessandro Casarsa. «Non erano andati per spaventare o gambizzare Falzone, ma per ucciderlo», precisa Roberto Manna, comandante della guardia di finanza. La certezza arriva dai dialoghi intercettati a bordo della Bmw. Le fiamme gialle infatti monitoravano da tempo il gruppetto del clan Laudani. Tanto che nelle intercettazioni degli investigatori rimangono impressi anche i colpi di arma da fuoco sparati sotto casa di Falzone. Come vendetta i sei avevano intenzione anche di bruciare le auto di Castorina e Previti.
Oggi il cerchio si chiude con l’arresto di Falzone, vittima del secondo agguato e autore del primo, Castorina e Previti. «Grazie alla collaborazione tra carabinieri e guardia di finanza abbiamo evitato un’escalation di violenza e altri attentati – spiega il procuratore capo Giovanni Salvi -. Questa operazione si inserisce in un contesto di riassetti di potere in atto nella zona di Giarre, per certi versi simile a quanto sta accadendo anche nel Calatino e nella zona di Biancavilla».