Unassemblea ogni giorno, i giovani accampati nelle piazze, la sfiducia sempre crescente verso le istituzioni. In tutto il Paese la protesta degli indignados corre su Internet e ha coinvolto moltissime persone. Step1 ve la racconta direttamente da Cadice
Spagna: alle 8 della sera
Ogni giorno l’appuntamento è alle 8 di sera, per l’assemblea organizzativa. La piazzetta del Palillero di Cadice si riempie, ognuno ha diritto di parola, per approvare le varie mozioni si applaude o si alzano le mani come fanno i non udenti. C’è il comitato d’“azione” per organizzare le attività, chi si occupa del cibo, chi della diffusione, chi viene solo per ascoltare e capire meglio quali sono gli obiettivi di Democracia Real Ya, ossia del movimento che dal 15 maggio ha portato milioni di persone nelle strade spagnole.
«Democracia Real Ya è una piattaforma senza nessuna bandiera politica o sindacale – scrivevano gli organizzatori prima delle elezioni amministrative – da cui stiamo organizzando delle mobilitazioni e coordinando una protesta cittadina, fatta da cittadini. Di fronte alla perdita di valore del concetto di “cittadino”, sono centinaia i gruppi che sono nati in Spagna dallo stesso seme di scontento, malessere e disperazione». Uno dei tanti slogan, quello con cui si è partiti, riassume tutto ciò contro cui si sta lottando: «Non siamo mercanzia in mano di politici e banchieri».
La sfida è contro un potere che negli ultimi anni ha fatto affondare il miracolo economico spagnolo. Su internet gira il resoconto delle elezioni del 22 maggio: il PP ha ricevuto 8,5 milioni di preferenze e ha stravinto. Ciò che non si dice, è che si tratta solo del 24% degli aventi diritto: tra schede nulle, bianche e astensioni si giunge alla modica cifra di 12,6 milioni di persone. È un segnale della sfiducia profonda verso le istituzioni di qualsiasi colore. Per questo sabato 21, giorno del silenzio delle campagne elettorali, a Cadice si è deciso di organizzare una paseo de reflexión (passeggiata di riflessione) senza bandiere né slogan politici per manifestare il dissenso contro una situazione insostenibile, a livello sociale, economico e politico.
«Credo che siamo stati gli unici in Spagna a riuscirci – spiega Álvaro, una presenza fissa, anche di notte, nell’accampamento allestito al centro della piazza – perché la polizia aveva vietato qualsiasi tipo di corteo. E invece siamo arrivati fino a Puerta de Tierra (l’ingresso del centro storico, ndr) e c’era un cordone delle forze dell’ordine che ha collaborato e ha impedito il passaggio delle macchine. Ci saranno state come minimo tremila persone».
La stampa esprime molte più critiche che elogi a un movimento popolare che ha mobilitato un numero incredibile di persone di qualsiasi età, professione, credo politico e religioso. «Questo movimento è partito da un grande consenso democratico – scrive l’avvocato Jesús Ramírez Gómez sul “Diario de Cádiz” – e avanza verso posizioni tanto antidemocratiche come il mancato rispetto dell’impero della legge o della possibilità di riflettere senza intromissioni sulle elezioni. Il malcontento si esprime attraverso le urne, per questo il movimento mi ha deluso».
«Noi continuiamo a organizzare malgrado ci sia qualcuno già stanco – prosegue Álvaro –. Vorremmo aprire dibattiti in ogni quartiere, entrare nelle scuole e nelle università per spiegare cosa stiamo facendo, metteremo in scena un’opera teatrale… Il tutto senza bandiere politiche». La partecipazione dei giovani è forte: «Ogni volta che possiamo siamo qui – dicono per esempio Damián e Miguel –. Quando finiamo le lezioni siamo in piazza, rimarremo qui il fine settimana».
Si andrà avanti a oltranza, sfruttando al massimo internet, uno dei punti di forza dell’intero movimento. Si continuerà a esprimere il dissenso, tentando di trovare delle alternative, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica assopita e ormai totalmente disillusa da un quadro in cui nessuno sembra trovare una via d’uscita alla crisi economica e, soprattutto, di valori.