Nei giorni scorsi numerose denunce per le acque inquinate che, di fatto, avrebbero ridotto i processi per il trattamento dei reflui. Nei Comuni di Biancavilla, Adrano e Santa Maria di Licodia si cercano le soluzioni migliori per fare tornare tutto al regolare funzionamento e incrementare la capacità depurativa
Sotto osservazione i depuratori della fascia etnea «Malfunzionamenti per presenza scarti delle olive»
Depuratori dei Comuni della fascia sud-orientale dell’Etna di Biancavilla, Adrano e Santa Maria di Licodia sotto osservazione, a causa delle criticità in merito al loro effettivo funzionamento. A Biancavilla la giunta comunale ha approvato il progetto definitivo di adeguamento e miglioramento del dispositivo, per un importo di 450mila euro con i lavori che potrebbero cominciare entro febbraio. Tutto considerato l’espansione della città registrata negli ultimi anni, e per continuare a rispettare tutti i parametri previsti dalle normative. Rafforzare la capacità di contenimento delle acquee e del sistema di pompaggio è utile a snellire le fasi di ossigenazione ed evitare di sovraccaricare l’impianto.
La realizzazione del progetto consentirà una ottimizzazione della depurazione di un ulteriore 30 per cento, come conferma il sindaco di Biancavilla Pippo Glorioso: «È un impegno prioritario per eliminare diversi disagi – spiega -. Il depuratore non è qualcosa di statico, ma è come una macchina che ha bisogno di continua manutenzione. In questo caso, oltre a risolvere le criticità che emergono, ci proiettiamo verso il futuro con un impianto sicuramente più funzionale rispetto al passato». Ad Adrano, nei giorni scorsi, la deputata regionale del Movimento 5 Stelle Angela Foti, a seguito di un sopralluogo nella zona del depuratore, aveva denunciato a tutte le autorità un possibile «danno ambientale con rischi per il territorio e per la stessa incolumità pubblica degli abitanti di Adrano».
Foti avrebbe appurato che ci sarebbero in zona oltre «due chilometri di degrado nei pressi dell’isola ecologica con l’aria irrespirabile, l’acqua che scorre piena di schiuma, e in molti punti con i liquami che si riversano direttamente nel fiume Simeto. Per non parlare dei rifiuti che circondano la zona». L’Acoset, l’azienda che gestisce il servizio di approvvigionamento idrico in città, ha specificato che nei giorni scorsi sono state fatte «numerose denunce a tutte le autorità competenti con le quali si segnalava la presenza di acque di scarto della lavorazione delle olive. Si precisava che tale fenomeno stava minacciando, di fatto, di ridurre in maniera importante l’efficienza dei processi depurativi adibiti al disinquinamento dei reflui e si invitavano gli enti competenti. La polizia giudiziaria è intervenuta immediatamente e ha già individuato i responsabili contro i quali sta procedendo con ulteriori indagini. Si precisa – conclude la nota – che l’impianto di depurazione è in fase di normalizzazione».