Sotto il segno di Girgenti Acque

La storia di Girgenti Acque, in questi giorni, è al centro dell’atenzione nella Città dei Templi dove è in corso un processo. Sul banco degli imputati c’è Salvatore Petrotto, ex sindaco di Racalmuto, tra i protagonisti, negli primi anni ‘90 del secolo scorso, della Rete, il movimento politico di fondato da Leoluca Orlando. Contro Petrotto si è scatenata una ‘guerra’. Il Pm ha chiesto per lui 1 anno e 4 mesi di reclusione. L’ex parlamentare nazionale della Rete, avvocato Giuseppe Scozzari, che si è costituito parte civile, chiede a Petrotto un risarcimento di 5 milioni di euro. Mentre Confindustia di Agrigento, rappresentata dall’imprenditore Giuseppe Catanzaro (che, tra le altre cose, è vice presidente di Confindustria Sicilia), ha chiesto un simbolico risarcimento di un euro!
Proviamo a capire le ragioni di questo processo. Girgenti Acque è una società che gestisce i servizi idrici nei 43 Comuni della provincia di Agrigento, compresa la città dei Templi, a partite dal dicembre 2007. Il contratto viene firmato a seguito di una controversa aggiudicazione del servizio per trent’anni. Questo servizio viene affidato a Girgenti Acque dopo un parere espresso dall’avvocato Gaetano Armao, oggi assessore regionale all’Economia.
La controversa e tormentata vicenda di Girgenti Acque vede la luce all’insegna di un conflitto di interessi. Tale conflitto di interessi nasce dal fatto che i Comuni di Agrigento, Favara, Aragona, Raffadali, Santa Elisabetta, Comitini e tutti gli altri facenti parte del consorzio pubblico acquedottistico ‘Il Voltano’, sono, contemporaneamente, soci di Girgenti Acque e componenenti dell’Ambito terrotoriale ottimale (Ato) idrico di Agrigento. Sono, cioè, nello stesso tempo, enti aggiudicanti ed enti aggiudicatari. Il tutto, come già ricordato, viene superato grazie al parere dell’avvocato Gaetano Armao.
La vicenda resta aperta perché c’è anche un ricorso al Tribunale amministrativo regionale (Tar) presentato da oltre venti sindaci dell’Agrigentno, con in testa Salvatore Petrotto, all’epoca primo cittadino di Racalmuto. Il timore dei primi cittadini è che il contratto sia troppo oneroso per i Comuni. A parere dei sindaci, i Comuni rischierebbero di finire in dissesto finanziario. A rendere infuocata la polemica è anche il dubbio che la società, Girgenti Acque, non posseda le capacità economiche previste dal bando.
A firmare il contratto con Girgenti Acque, nel 2007, sono l’allora presidente della Provincia Regionale di Agrigento, nonché presidente dell’Ato idrico, Vincenzo Fontana, oggi parlamentare nazionale del Pdl, e Giuseppe Giuffrida, amministratore delegato di Girgenti Acque che porta con sé, in eredità, una compagine societaria composta da alcuni Comuni della provincia di Catania, la cosiddetta Acoset.
Quella di Girgenti Acque è un’operazione politico-imprenditoriale targata Pdl, se è vero che Fontana è legato a stretto filo al parlamentare nazionale del partito di Silvio Berlusconi, Angelino Alfano, che l’anno dopo diventerà ministro della Giustizia nel governo del Cavaliere. In quegli anni, ad Agrigento, si parla di grandi esborsi di denaro. Circostanza, questa, che non verrà mai provata.
Girgenti Acque, sin dalle prime battute, non ha vita facile. L’amministratore di tale società, il già citato Giuffrida, viene denunciato dal presidente del consorzio pubblico ‘Tre Sorgenti’ di Canicattì, avvocato Calogero Mattina, e dal sindaco di Racalmuto Petrotto. Motivo: Girgenti Acque utilizzerebbe l’acqua del consorzio ‘Tre sorgenti’ senza concessione da parte della Regione. Contemporaneamente, scatta un ricorso presentato da ben sette dei Comuni consorziati (Licata, Canicattì, Palma di Montechiaro, Ravanusa, Campobello di Licata, Racalmuto e Grotte ). Pomo della discordia: il patrimonio del consorzio ‘Tre sorgenti’ che i Comuni non vogliono finisca nella mani di Girgenti Acque.
Per la cronaca, questa vicenda si snoda nel periodo in cui la Regione siciliana ha già deciso di privatizzare la gestione dell’acqua, che, com’è noto, è un bene pubblico. Gli Azeccagarbugli della Regione di quegli anni – un ‘miscuglio’ di politici e avvocati amministrativisti – fanno le cose con cura. In teoria, non privatizzano l’acqua, ma la gestione dell’acqua. In pratica, però, con la creazione di Sicilacque – una società per azioni della quale la Regione siciliana è socia minoritaria – la Regione cede, a titolo gratuito, per un certo numero di anni, proprio a Sicilacque, le dighe che ha costruito nel corso degli anni anni e gli acqueotti.
L’operazione Sicilaque non sembra fare gli interessi della collettività (tant’è vero che, di lì a poco, sorgeranno spontanei, in tutto il Paese, i comitati che sfoceranno nella richiesta di referendum contro la privatizzazione dell’acqua). Ai sindaci, soprattutto, la privatizzazione della gestione dell’acqua – privatizzazione del servizio di gestione – non va proprio a genio perché temono – e non hanno torto – che questa gestione sia assai onerosa per i cittadini e, quindi, per gli stessi Comuni che, a lungo andare, considerando anche la privatizzazione del servizio di gestione dei rifiuti (altra vicenda controversa) potrebbe portare gli stessi Comuni al dissesto finanziario (cosa che, almeno in Sicilia, si sta verificando puntualmente).
E’ questo il motivo per il quale i sette Comuni dell’Agrigentino si oppongono a Girgenti Acque. E, soprattutto, alla cessione a Girgenti Acque del consorzio pubblico ‘Tre Sorgenti’, la cui costituzione risale al 1917. Un’opera pubblica voluta da uno dei padri dell’Autonomia siciliana, il parlamentare e avvocato agrigentino Giovanni Guarino Amella, al quale, a Canicattì, per tale encomiabile iniziativa di pubblico interesse volta, appunto, a garantire l’acqua pubblica già a partire dal 1917, è dedicata una Fondazione Culturale.
I sindaci perdono il ricorso. Ed è anche logico, perché in quegli anni la privatizzazione della gestione dell’acqua appariva vincente. Ma i sindaci – e in particolare il sindaco di Racalmuto, Petrotto – vanno avanti. Piovono altri ricorsi che, di fatto, impediscono a Girgenti Acque di mettere le mani sul consorzio pubblico ‘tre sorgenti’. Il tutto mediante una serie di opposizioni al Tar e presso i Giudici Civili, che riconoscono ai sindaci, con una serie di sentenze, la legittimità della gestione dell’acqua al consorzio ‘Tre Sorgenti’ di Canicattì. Allo stesso consorzio vengono inoltre riconosciuti crediti, da parte di più di un giudice civile, per un importo superiore ad 8 milioni di euro.
Giuffrida denuncia Petrotto e coloro i quali hanno combattuto questa battaglia legale. Giuffrida sostiene di essere stato danneggiato e chiede conto e ragione. Petrotto ribatte che quello portato avanti dall’ex amministratore di Girgenti Acque è un tentativo per evitare di pagare penalmente ed a livello pecuniario quanto dovuto a cittadini e ai Comuni dell’Agrigentino per una gestione ottenuta, sempre secondo l’ex sindaco di Racalmuto, in maniera illegale e portata avanti, sempre second Petrotto, in modo illegale.
Nel frattempo, dopo la denuncia presentata contro Petrotto, Giuffrida viene estromesso da Girgenti Acque ed anche dalla società catanese che fa parte parte della stessa Girgenti Acque, l’Acoset di Catania. Al suo posto va Marco Campione, un imprenditore di Agrigento. Campione ha subìto una condanna, ormai definitiva, a seguito di un recente pronunciamento della Suprema Corte di Cassazione, per reati contro la pubblica amministrazione.
Campione dà mandato ad un ex amministratore di Girgenti acque, ovvero l’ex deputato nazionale, avvocato Giuseppe Scozzari, di costituirsi parte civile nel processo intentato contro Petrotto. Il quale sostiene che tutta questa storia messa in piedi contro di lui sia solo frutto di una calunnia. Campione, sempre per la cronaca, è oggetto di un’indagine giudiziaria in seguito delle rivelazioni del pentito di Aragona Cacciatore.
In questa storia si inserisce il presidente di Confindustria Agrigento, il già citato Giuseppe Catanzaro, gestore, tra l’altro, di una discarica, quella di Siculiana, un tempo pubblica e oggi privatizzata (nell’Agringetino, a quanto pare, si privatizza tutto). Una gestione, quella della discarica privatizzata di Siculiana, oggetto, da anni, di roventi polemiche. Catanzaro, come ricordato all’inizio, ha chiesto a Petrotto un risarcimento di un euro. Un risarcimento simbolico. Niente a che vedere con il risarcimento di 5 milioni di euro chiesto da Scozzari a favore di Girgenti Acque, la società presso la quale lo stesso scozzari era amministratore.
La parola passa adesso ai giudici. Vedremo cosa succederà. Un fatto comunque è certo: per tutti i Comuni della Sicilia la doppia privatizzazione – del servizio idrico e del servizio di gestione dei rifiuti – è stato un vero e proprio disastro finanziario. Quando si ‘ritireranno le acque’ e si tirerà un bilancio di questa digraziata stagione, si scopriranno i veri danni finanziari – che alla fine verranno pagati dai cittadini (danni che, in realtà, cittadini e imprese stanno già pagando attraverso bollette che in alcuni casi sono ‘salatissime’) – e si scoprirà, soprattutto che ad arricchirsi sono stati pochi soggetti privati e, tra questi, magari, alcuni noti avvocati.

 

 

 

 


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