L'assessore al Territorio ha inserito nel pacchetto della finanziaria, ancora da approvare, un ticket di quattro euro per entrare in parchi e riserve di sua competenza, in totale 81. La presidente dell'ente in provincia di Catania: «Lo sbigliettamento riguarderà le zone per le quali ci sono le condizioni per poterlo applicare»
Siti naturali, Regione vuole mettere un biglietto Parco dell’Etna: «Stiamo studiando come fare»
Fruizione e vincolo da sempre non vanno d’accordo. Se poi c’è di mezzo un servizio a pagamento le cose si complicano. Maurizio Croce, assessore regionale al Territorio, prova a rompere questa regola, mettendo nero su bianco una novità: le riserve siciliane saranno visitate a pagamento, a partire da una cifra standard media di quattro euro. La misura è stata inserita nel pacchetto della prossima finanziaria. L’obiettivo è migliorare i servizi accessori e, naturalmente, fare cassa, provando a rendere meno esanime quel flusso di liquidità che gira intorno all’amministrazione regionale e che in passato ha prodotto da una parte gli utili, nella gestione del privato, e dall’altro le perdite, nei bilanci di mamma Regione.
In Sicilia ci sono quattro parchi e 77 riserve naturali, dal mare alla montagna, con una varietà rilevante di aspetti particolari: dal Bosco di Malabotta alla riserva dello Zingaro, passando per lo Stagnone, senza escludere ovviamente i parchi. Quando nacquero e furono istituiti ci fu quasi l’insurrezione persino da parte di chi, in alcuni casi, non poteva sistemarsi la casa di campagna a causa della rigidità dei vincoli paesaggistici, ritenuti eccessivi da rispettare. Oggi le cose vanno un po’ meglio, la gente ha imparato a convivere con il dovere e il rispetto di un vincolo, ma la strada è ancora lunga.
Per entrare si doveva pagare già alla riserva naturale dello Zingaro, (cinque euro il biglietto). Alla riserva della laguna dello Stagnone, bambini e scolaresche pagano un euro e cinquanta, cinque euro gli adulti, quattro euro i gruppi oltre dieci persone. La strada per usufruire del servizio a pagamento era già avviata. Il decreto porrebbe una serie di situazioni da adattere come conferma la presidente del Parco dell’Etna, Marisa Mazzaglia: «In questo momento stiamo provvedendo a definire la soluzione a quanto previsto dal decreto in questione. Siamo nella fase di studio per applicare e trasferire questa volontà. È già previsto che lo sbigliettamento riguardi quelle zone per le quali ci siano le condizioni per poterlo fare. La logistica è obiettivamente un problema che si pone in alcuni casi. Accanto all’esigenza di fare cassa, ci deve essere un esame di applicabilità e di sostenibilità generale. Ci sono casi, come la Riserva dello Zingaro che si prestano di più a queste soluzioni ed altri che vanno adattati».
Tra il dire ed il fare rimangono, dunque, da risolvere alcune difficoltà organizzative e logistiche. A partire dal fatto che occorre rendere omogeneo ed adeguato il livello di prestazioni, a parità di biglietto da far pagare. L’attuale disciplina delle aree protette si basa sulla legge regionale 98 del 1981, integrata da modifiche successive, in particolare dalla legge 14 dell’1988, e fino a questo momento nel suo complesso ha garantito una conservazione del patrimonio naturale regionale riuscendo a limitare il fenomeno dell’abusivismo edilizio. L’indirizzo che il governo regionale intende portare avanti nei prossimi mesi va oltre la semplice fruibilità e l’accessibilità di aree naturali protette, ma punta a mirate campagne per coinvolgere più utenti, con una particolare attenzione verso chi ha disabilità.