Sit-in delle opposizioni a Palermo. Ma all’orizzonte non si vede ancora una guida

«Piove, governo ladro». Questa mattina alle 11.30 questo detto satirico, usato per incolpare ironicamente il governo per qualsiasi evento negativo quindi anche per fenomeni naturali come la pioggia, è sembrato il più adatto. Sì perché alla Cala a Palermo, si è tenuto il sit-in delle opposizioni al governo di Renato Schifani. Simbolicamente davanti al murale dei giudici Falcone e Borsellino. La parola d’ordine è stata quella di dire basta agli scandali che stanno travolgendo la Sicilia. E promuovere la mozione di sfiducia nei confronti del governo. Poco più di 200 persone, probabilmente a causa della pioggia intermittente, hanno risposto all’appello. Anche se, ben guardando, la maggior parte dei partecipanti non erano comuni cittadini. Ma si trattava di deputati e esponenti politici. Proprio per questo, forse, le opposizioni sono sembrate compatte.

Sit-in delle opposizioni a Palermo, parla Giuseppe Conte

Il «carico da 11» lo ha messo Giuseppe Conte che, vista la sua partecipazione a un convegno pomeridiano sempre a Palermo, ha approfittato per prendere parte alla manifestazione. «Questo governo regionale deve andare a casa» ha detto il leader pentastellato. Accanto a lui, oltre ai 23 deputati dell’opposizione a sala d’Ercole c’erano Pd, M5s e, per Controcorrente, il solo Ismaele La Vardera. Presenti anche i rappresentanti delle segreterie dei partiti, della sinistra alternativa non rappresentata all’Ars, militanti e simpatizzanti. Non poteva mancare Leoluca Orlando, europarlamentare di Avs, e Giuseppe Antoci, anche lui parlamentare europeo ma in quota M5s. A tal proposito vale la pena rimarcare che proprio Antoci potrebbe essere uno dei possibili candidati alla presidenza della Regione. Di primarie non si è parlato. Ma forse è troppo presto. Oppure è troppo tardi, perché ognuno degli schieramenti presenti ha ben chiaro quale sia il suo candidato. E non sembra voler concedere agli alleati bonus di qualsiasi tipo.

«Decine di esponenti del centrodestra sotto processo davanti a diversi tribunali in Sicilia sono una pesante questione giudiziaria e fanno emergere una devastante questione morale e politica. Accordi illeciti e incontri in salotti privati di Cuffaro e di altri padrini politici per concordare con dirigenti, professionisti e imprenditori bandi di appalto e concorsi su misura a favore di clienti politici e appaltatori. Un contagioso stile di vita che mortifica i diritti di cittadine e cittadini affidando a dirigenti e medici incompetenti la salute dei siciliani e ad imprese amiche gestione di rifiuti e attività sociali», ha detto l’europarlamentare di Avs Orlando. Dal canto suo Conte ha lanciato il suo pressing. Anche attaccando la gestione dei fondi del PNRR. «Fondi che abbiamo portato noi ma che qui vengono sprecati e quando si sapranno anche le cose ancora non note vedrete che tutto sarà stato sprecato per la gestione di questo enorme comitato d’affari».

La reazione del leghista Geraci

Non è mancata la reazione di Salvo Geraci, capogruppo della Lega all’Assemblea regionale siciliana. Che ha lanciato uno strale nei confronti di Conte. «Nella sua passeggiata mattutina alla Cala di Palermo si è voluto attardare anche su di me, parlando di un processo nel quale mi sto difendendo, ma additandomi di un reato che non esiste nel codice penale. Riguardo all’altro capo di imputazione per cui si sta procedendo, nella mia qualità di sindaco, ben prima di diventare deputato regionale, sono fiducioso che la verità verrà a galla, ed anzi già nelle udienze fin qui svolte sta affiorando la realtà dei fatti, e sarà bello poi riferirlo anche al presidente Cinquestelle. Conte però stia un po’ accorto, perché da avvocato del popolo, ad avvocato dei miei stivali è un attimo» ha dichiarato Geraci.

Pioggia a intermittenza, acque agitate. Serve un capitano di lungo corso per condurre in porto la nave. Ma, all’orizzonte, non si vede nessuno. Nessuno in grado di superare le forti onde che agitano la politica siciliana.


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