«Siracusa è sempre stata la città del vivi e lascia vivere. Non ci sono mai stati casi gravi di omofobia. Ma la provincia è più arretrata rispetto alla città ed è lì che vogliamo puntare». Armando Caravini è presidente del circolo Arcigay della città aretusea. Molto spesso si trova ad affrontare situazioni difficili, legate a un’accettazione di sé che passa per strati di pregiudizi o vera e propria ignoranza. Com’è accaduto a Marco, il cui padre non ha accettato il coming out del figlio. «Accade con i ragazzi in quell’età in cui scoprono la sessualità e vivono in famiglie nelle quali non è possibile concepire una condizione del genere – spiega – Vivono questo momento come una cosa sporca, un tabù». Per questo motivo è fondamentale la formazione. «Tra pochi mesi partirà la seconda edizione di Scuole arcobaleno, progetto patrocinato dal Comune rivolto alle terze e alle quarte classi – spiega – Parleremo di orientamento sessuale, identità di genere, educazione sessuale e malattie sessualmente trasmissibili, tutte e non solo l’hiv», precisa. Un ciclo di lezioni a 360 gradi che nella scuola pubblica è praticamente un miraggio. Quest’anno sono coinvolti tre istituti, ma da qualche giorno si è aperta una polemica con gli attivisti di Forza nuova.
«L’anno scorso si sono limitati ad appendere uno striscione con su scritto “Contro il proselitismo omosessuale” – racconta il rappresentante di Arcigay – Quest’anno Forza nuova ha attivato a livello nazionale un numero verde per segnalare se vengono fatti corsi di questo genere nelle scuole. A Siracusa hanno diffuso un comunicato stampa chiedendo ai genitori di fare la stessa cosa». Un’accusa, quella di proselitismo, che Caravini considera quasi ridicola. Ma la preoccupazione rimane: «Quando partirà il progetto, vedremo se è uno spot o se hanno intenzione di agire in qualche maniera».
«Qui come altrove, partiamo da un’impostazione culturale eterosessuale», puntualizza. «Molti ragazzi vivono questi momenti completamente da soli. E mi dicono: “Pensavo di essere l’unico o l’unica così”». In questo modo i disagi emergono ancor prima di manifestare chiaramente la propria sessualità: «Il problema è già il coming out». Per venire incontro al maggior numero di esigenze, Arcigay Siracusa ha attivato uno sportello online con la possibilità di contattare una psicologa. «Quotidianamente ci scrivono minorenni con domande che possono sembrare assurde – racconta Armando Caravini – Ma non è così. Non ci sono domande sbagliate».
Nonostante non ci siano casi eclatanti di omofobia, è forte l’esigenza di avere un presidio nel territorio. E realizzare – come chiesto anche a Catania e Palermo – una struttura d’accoglienza. «L’urgenza di un rifugio c’è sempre», conferma il presidente di Arcigay Siracusa. Che, però, estende la rete dei potenziali beneficiari: «Potrebbe servire anche per le donne – precisa – Farei una casa di rifugio per ogni genere di violenza».
Con l’amministrazione comunale guidata da Giancarlo Garozzo c’è uno scambio di idee: «Siamo riusciti a fare approvare il registro delle unioni civili e c’è dialogo. Ma siamo ancora indietro per quanto riguarda l’affidamento di una sede. Un luogo autorizzato e concesso dalle istituzioni», sottolinea. Una struttura nella quale «un ragazzo o una ragazza possa parlare tranquillamente con i nostri volontari». E dopo le polemiche con il gruppo di estrema destra, è percepibile «un po’ di arretramento da parte dell’amministrazione, attraverso le dichiarazioni dell’assessore Valeria Troia», titolare delle Politiche scolastiche e giovanili. Un altro progetto, L’altro da me, rivolto ai bambini di scuole elementari e medie non ha ottenuto il patrocinio. «Noi andiamo avanti comunque», garantisce Armando Caravini. Che conta sul sostegno della Rete degli studenti medi, i quali stanno presentando richieste di attivazione di corsi di questo tipo in altri istituti, e dei dirigenti e dei docenti già coinvolti.
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