Ieri sera, anche grazie all'assenza di otto consiglieri di maggioranza al momento del voto, è stato bocciato il consuntivo. Adesso in teoria l'organo consiliare avrebbe ancora quattro giorni di tempo per rimediare. Ma le norme portano verso la decadenza
Siracusa, il Consiglio comunale boccia il bilancio 2018 Si va verso lo scioglimento, ecco gli scenari dopo il voto
Undici no, cinque sì e un astenuto. Ma soprattutto otto consiglieri di maggioranza assenti al momento del voto. Con questi numeri ieri sera il Consiglio comunale di Siracusa ha bocciato il bilancio consuntivo del 2018, quello che certifica le spese sostenute dall’ente comunale nell’anno passato. Una decisione che scatena la bagarre politica ma soprattutto spalanca le porte al commissariamento dell’intero Consiglio comunale che, quasi certamente, decadrà come prevede la legge regionale, lasciando invece al suo posto il sindaco di centrosinistra Francesco Italia e la sua giunta.
Solo cinque consiglieri della maggioranza sono rimasti in aula e hanno votato sì: Andrea Bucchieri, Carmela La Mesa, Carlo Gradenigo, Simone Ricupero e Simonetta Cascio. Altri sei hanno deciso di uscire, due invece erano assenti. Così l’opposizione ha avuto gioco facile ad affossare il documento contabile, decretando però di fatto la propria decadenza. Dai banchi dell’opposizione, in particolare, si è puntato il dito contro una parte dei fondi di riserva, circa 20mila euro, usati dal sindaco con finalità – per lo più finanziamento di attività culturali anziché emergenziali – criticate dai revisori dei conti. Gli stessi che però hanno dato un complessivo parere favorevole al bilancio.
«Ieri sera – ha comunicato il sindaco Italia – è andato in scena forse l’ultimo spettacolo indecoroso, degno delle peggiori puntate del Bagaglino e interpretato magistralmente da chi da 15 anni utilizza i banchi del consiglio comunale e non solo, per i propri show personali infarciti di insulti, contumelie e menzogne di ogni sorta. L’eventuale decadenza del consiglio rappresenterebbe un vulnus che la città non merita».
Dall’altra parte Ezechia Reale, candidato sindaco del centrodestra sconfitto alle ultime Amministrative e leader dell’opposizione, attacca: «Il bilancio proposto dal sindaco non ha trovato neanche il piccolo numero di tredici consiglieri comunali disposti a prendersi la responsabilità di approvarlo. Un bilancio che riflette una politica di spesa fallimentare, privo di documenti necessari come i bilanci delle società partecipate, con un parere parzialmente negativo del collegio dei revisori su tempi e modi in cui il sindaco ha utilizzato il proprio fondo di riserva, un bilancio che, a detta di un consigliere comunale che ha chiesto la trasmissione degli atti alla procura e alla Corte dei Conti, contiene anche le mance elettorali elargite poco prima delle elezioni della primavera scorsa, è stato bocciato dal consiglio comunale».
E adesso che succede? Tra gli stessi consiglieri di Siracusa serpeggia il dubbio, segno che probabilmente le cose non erano state pianificate esattamente come poi sono andate. Ci sono ancora margini per rimediare all’autogol? In teoria sì, in pratica la strada è strettissima. La Regione – alla luce dei ritardi nell’approvazione del bilancio consuntivo – aveva già nominato un commissario, Giovanni Cocco. Quest’ultimo ha fissato il termine ultimo per l’approvazione del documento per il 13 novembre. In teoria, quindi, al Consiglio restano ancora quattro giorni, domenica inclusa, per espletare le sue prerogative.
Tuttavia, per regolamento comunale, il Consiglio non può tornare a votare la stessa delibera. Ed è difficile immaginare cosa ci si possa inventare di diverso su un bilancio consuntivo, un documento cioè che fotografa una realtà già consumata, tutte le spese già sostenute dall’ente comunale. Inoltre il bilancio, così com’è stato presentato, gode del parere positivo dei revisori della Corte dei Conti. Ogni eventuale modifica dovrebbe passare nuovamente al loro vaglio. Ecco perché la strada sembra strettissima e si apre lo scenario di un commissariamento. Per i prossimi tre anni la giunta guidata dal sindaco Italia finirebbe per relazionarsi non più con i 32 consiglieri comunali ma con un’unica figura, con gli stessi poteri, nominata dalla Regione.