Siracusa, il comizio di Salvini tra le proteste Cori, cartelli e letture a pochi metri dal palco

Non hanno smesso per un attimo di contestare: urlando, fischiando, leggendo davanti alla polizia che li separava dal resto della piazza le testimonianze dei superstiti dei campi di concentramento e poi quelle dei migranti torturati in Libia. A Siracusa il comizio serale di Matteo Salvini – ultimo atto della sua giornata siciliana che ha visto la tappa in spiaggia a Taormina e quella al Comune di Catania – si è svolto tra le proteste. 

Decine le persone che sono riuscite ad arrivare a pochi metri dal palco e lì hanno urlato tutti i motivi per cui Salvini nella loro città non era gradito. Non sono mancati momenti di tensione perché i contestatori si sono praticamente mischiati ai sostenitori, e un cordone di polizia in tenuta antisommossa ha tenuto separati i due gruppi. Ma non si sono registrate violenze.

Il comizio è iniziato con oltre un’ora di ritardo e si è svolto in un caos generalizzato. «Siete liberi di ospitare cento migranti a testa a casa vostra», ha detto Salvini ironico ai contestatori definiti «nostalgici della falce e martello», che lo hanno coperto di insulti. «Salvini fascista, historia docet», «olocausto mediterraneo» e «non si può abdicare all’umanità» sono alcuni dei cartelli esposti, accompagnati dai cori: «Ladro, ladro». 

Il ministro dell’Interno ha concluso il suo comizio a Siracusa mostrando il rosario stretto nel pugno e baciando un santino che gli è stato passato dal pubblico. Sono quindi iniziati i selfie con i molti sostenitori sul palco. «Se fate i bravi li faccio anche con voi», ha detto ironico ai contestatori.


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