Secondo il capogruppo Giusto Catania i cartelloni di AffarinOro non avrebbe i requisiti per campeggiare sulle strade palermitane. Chiesto l'accesso agli atti. «Il rispetto e la tutela della dignità delle donne è una premessa necessaria per contrastare qualsiasi forma di violenza»
Sinistra comune contro i cartelloni del compro oro «Sessisti, violano il regolamento sulla pubblicità»
I cartelloni di sei metri per quattro del compro oro AffarinOro da diversi giorni campeggiano per le strade di Palermo. Nella pubblicità il nome dell’azienda è affiancato dal primo piano di un fondoschiena femminile, con tanto di smile fotomontato sopra. La cosa non è passata inosservata a Giusto Catania che, insieme al gruppo consiliare di Sinistra comune ha deciso di prendere posizione ritenendo che la ricerca dell’ironia, in questo caso, abbia valicato i confini del cattivo gusto. «La polizia municipale intervenga immediatamente – dice Catania – in autotutela, per rimuovere la pubblicità sessista della ditta AffarinOro, che opera in palese violazione del regolamento comunale sulla pubblicità, sfruttando volgarmente il corpo della donna per pubblicizzare un’attività economica».
L’ex assessore, ora capogruppo, annuncia che insieme ai consiglieri Barbara Evola, Katia Orlando e Marcello Susinno presenterà una interrogazione al sindaco per chiedere quali siano le motivazioni che hanno indotto gli uffici a disattendere l’articolo 7 comma 4 del regolamento comunale sulla pubblicità in cui si recita testualmente: «Non sono consentiti nell’esposizione pubblicitaria immagini, contenuti o messaggi che istigano alla violenza, all’odio razziale, alla discriminazione sessuale e/o religiosa, alla violazione dei contenuti già adottati dall’Amministrazione Comunale con le Convenzioni Internazionali Unicef e della Convenzione del consiglio d’Europa ad Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica».
Il gruppo di Sinistra comune annuncia di avere avviato la procedura di accesso agli atti, «poiché appare evidente che qualche dipendente abbia operato in sfregio alle regole stabilite dall’amministrazione comunale». «La città di Palermo, in questi anni – conclude Catania – si è caratterizzata per aver costruito una cultura diffusa contro la violenza sulle donne e contro tutte le forme di mercificazione del corpo. Il rispetto e la tutela della dignità delle donne è una premessa necessaria per contrastare qualsiasi forma di violenza e un deterrente alla diffusione del femminicidio».