La popolare serie TV sudcoreana e uno dei romanzi più famosi di Stephen King hanno in comune una cosa: fanno male perché sono veri. O meglio, verosimili e non troppo lontani dalla realtà che in alcuni Paesi si vive.
E se il primo, ambientato in Corea, ci sembra lontano perlomeno geograficamente, il secondo, ambientato negli Stati Uniti d’America, ci sembra terribilmente vicino, con un reality show troppo cruento ma non troppo irrealizzabile.
La lunga marcia è il primo romanzo mai scritto da Stephen King, negli anni degli studi universitari (sì, prima ancora di Carrie), e firmato con lo pseudonimo di Richard Bach. La storia è tanto semplice quanto brutale: cento ragazzi, pescati a caso da un elenco di volontari, vengono scelti per partecipare all’annuale Lunga Marcia.
Unica regola imposta ai partecipanti è quella di mantenere, durante la marcia, un’andatura di almeno 6 chilometri l’ora: ogni qualvolta il partecipante rallenta il passo, riceve un’ammonizione e se, entro trenta secondi, non riprende la corretta andatura, alla terza ammonizione viene fucilato sul posto dai soldati che seguono la gara a bordo di un cingolato.
L’ambientazione è il Maine tanto caro ai romanzi di Stephen King, ma il contesto storico è quello di una deriva totalitaria, accennata dai partecipanti e gestita da un personaggio noto come il maggiore, cliché tipico del despota: uomo forte, carismatico, affascinante agli occhi di un popolo incollato alla tivù per seguire l’evento dell’anno o in alcuni casi, in piedi lungo il ciglio della strada per raccogliere souvenir dai partecipanti morti poco prima (scarpe rotte, borracce, escrementi), conservati come reliquie o venduti online.
Al vincitore, unico sopravvissuto al massacro fatto gioco, andrà tutto ciò che desidera per il resto della vita. Se in apparenza è questo l’ambito premio che spinge i partecipanti a giocare, il sottotesto che accomuna La Lunga Marcia e Squid Game è in realtà ben più complesso e riporta l’attenzione sulle condizioni di vita di milioni di persone nel mondo, annullate, senza una vita sociale e spesso senza neanche il minimo necessario per sopravvivere. Non resta che correre a vedere Squid Game, leggere La Lunga Marcia e poi farsi due domande su come ci stiamo occupando degli ultimi nella nostra società.
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