«Abbiamo dato legnate sui denti a Grillo e Ingroia. Ma dietro di noi non c'è nessuno». Andrea Massimiliano Foti, ex grillino catanese, e Massimiliano Loda di Lodi, fondatore del Pirate party, hanno presentato ieri al Viminale le liste civetta che ricalcano quelle del Movimento cinque stelle e di Rivoluzione civile. I due affermano di avere la legittima proprietà intellettuale dei loghi: «Se Grillo e Ingroia non si apparenteranno con noi alle elezioni, dovranno ritirare i simboli», dicono. Intanto nella vicenda si inserisce anche Anonymous
Simboli civetta al Viminale, parlano gli autori «Nostra la proprietà intellettuale dei loghi»
«Abbiamo fatto questo per dare delle legnate sui denti a tutti. Grillo non rappresenta le sei milioni di persone dietro al Movimento cinque stelle». C’è un terzetto, composto da due membri del Pirate party di Bergamo Massimiliano Loda e Marco Manuel Marsili, e da un ex grillino, Andrea Massimiliano Danilo Foti, dietro la presentazione delle lista-civetta con un logo pressoché identico a quello del Movimento 5 stelle e a quello di Rivoluzione civile, il neonato movimento di Antonio Ingroia. Una querelle sul simbolo farlocco che, secondo quanto riferito dai tre in queste ore, sarebbe originata dall’ideazione del simbolo con le cinque stelle, già usato «nelle comunali del 2007 in tanti piccoli comuni lombardi». Tutto vero o solo un enorme scherzo? A far sorgere il dubbio alcune conversazioni dei tre su Facebook intercettate dal gruppo Anonymous, nelle quali si accordano per una versione dei fatti definita come «il mantra», da ripetere pedissequamente ai giornalisti di tutta Italia: il simbolo del M5s sarebbe stato «depositato all’Agenzia delle entrate nel 2007».
A presentare il logo del M5s senza il riferimento al sito di Grillo è Andrea Foti, che si definisce un purgato dal comico genovese. Trentaseienne, assistente amministrativo in una scuola, vive nella città lombarda da anni, dove è stato uno dei primi membri del meetup locale di amici Beppe Grillo. Ora rivendica la primogenitura del simbolo e non ha problemi a riconoscere di essere stato lui a presentare il logo che ha fatto infuriare Grillo. «Eravamo in tre, regolarmente in fila con il proprio numero tra i primi cinque, non è stato scavalcato nessuno come è stato scritto», riferisce Foti che nega qualsiasi accusa di aver saltato la fila davanti al portone del Viminale, a Roma. Ma non si prende i meriti dell’impresa: quelli sono da dividere con Massimiliano Loda, che ha invece presentato il simbolo civetta di Rivoluzione civile. Insegnante di fisica e matematica, Loda è consigliere comunale nel Comune di Aviatico proprio con il Pirate party di cui è fondatore in Italia con il terzo componente del trio del Viminale: Marco Manuel Marsili, che ha presentato il logo dei Pirati.
Dalla Lombardia a Roma, in sacco a pelo hanno trascorso «una settimana piacevolissima, in compagnia di persone splendide», riferisce Foti che sulle motivazioni che hanno portato alla presentazione dei simboli glissa, lasciando le spiegazioni a Loda. E puntualmente il pirata che ha un passato politico piuttosto tormentato tra mille liste civiche – ha iniziato nella Lega Nord e ha creato nel 2008 la Lista del Grillo – No Euro – risponde: «Il M5s molto semplicemente non è di Beppe Grillo». Il simbolo, secondo quanto riferito da Loda, sarebbe quindi stato regolarmente registrato «dal gruppo che fa riferimento a Foti, che ne ha la proprietà intellettuale legittima. Si tratta di uno dei tanti gruppi purgati periodicamente da Grillo nel corso degli anni, prima di Favia», afferma Loda. Il cui obiettivo adesso è quello di convincere Grillo «a far fronte comune, abbandonando le vie legali». Magari con la lista Pirati e la lista Movimento cinque stelle apparentate. «L’esercito di Grillo è numeroso, ma non ci sono generali. E noi ci candidiamo per questo ruolo. Abbiamo dimostrato al Viminale di poterlo fare, perché loro erano in trecento e noi in tre, e li abbiamo fregati», afferma Loda. Che, per quanto riguarda la lista di Ingroia parla di «castigo, ma in senso buono, perché abbiamo stima del magistrato. Qualche anno fa, credo nel 2008 – aggiunge – i nostri amici di Socialismo 2000 presentarono un logo molto simile al Viminale, con il Quarto stato di Volpedo, ancora visibile sul sito del Ministero. Siamo sicuri che Ingroia non lo sapeva, ma dovrà cambiare simbolo. Oppure chiedere di diventare un pirata anche lui», spiega Loda.
Massimiliano Loda non è certo nuovo alle iniziative di questo tipo. «Negli anni sono stato indagato molte volte per la raccolta di firme false, quattro o cinque volte sono stato assolto, mentre due volte sono stato condannato in primo grado. Ma ho vinto in appello», afferma. Al momento ha subito l’oscuramento del sito pirateparty.it e l’inibizione all’utilizzo del simbolo alla fine di una causa civile intentata dal vero Partito pirata italiano, affiliato al movimento internazionale. «Il provvedimento di oscuramento è arrivato da un’associazione di Trento, ma al momento siamo in trattative. Vogliamo creare tutti insieme un partito pirata italiano», prosegue Loda. Che afferma sicuro: «Nessuno ci ha pagato treno, sacco a pelo e notti. Dietro non c’è nessuno, come per il Movimento cinque stelle, con cui condividiamo tutto. Tranne l’incandidabilità di indagati e condannati in primo grado: quello che è successo a me è normale in politica».