Niente più striscioni né bandiere e poliziotti in assetto anti-sommossa. E' ripartito così il campionato di serie A del Calcio Catania allo stadio di Cibali
Silenzio. Riapre il Massimino
Due ore di fila per il prefiltraggio, poliziotti schierati in assetto anti-sommossa, con le facce tirate e lo sguardo perso nel vuoto, a ricordare probabilmente quel 2 febbraio troppo fresco nella memoria dei colleghi dellispettore Filippo Raciti. Controlli severissimi allingresso, telecamere piazzate ovunque, barriere in cemento armato a sostituire le vecchie transenne che fino allanno scorso recintavano laria del prefiltraggio. Lo stadio sembra un carcere di massima sicurezza, tornelli elettronici dove si passa uno per volta, per la gioia dei catanesi che le tentano tutte per scavalcare la fila e intrufolarsi. Un elicottero dellesercito tiene compagnia ai tifosi nel lunghissimo e afoso prepartita, svolazzando in cielo per poi ricomparire magicamente a partita finita.
Entrati allo stadio ci si accorge di una triste realtà: la curva nord, un tempo patria del folclore ultrà, sembra lombra di sé stessa, nessuno striscione, niente tamburi né megafoni collegati a rudimentali amplificatori. Non si era mai vissuta unatmosfera tanto surreale al Cibali. Ma forse è giusto così, qualcosa sembra cambiare, i tifosi sembrano maturati, nessun coro contro la polizia. Unica pecca i soliti chi non salta è un palermitano che stonano con latmosfera di religioso selfcontrol. Anche se, obiettivamente, striscioni e megafoni non metterebbero comunque a rischio il regolare svolgimento di una partita.
Il terreno di gioco è a dir poco imbarazzante, lunica soluzione che gli addetti ai lavori sono riusciti a trovare dopo 7 (sette) mesi di chiusura – è stata una squallidissima sabbia colorata a coprire le buche, mettendo in serio pericolo lincolumità dei giocatori in campo; infatti a pochissimi minuti dallinizio della partita si infortuna il difensore del Catania Sottil.
A fine partita, quando gli spettatori cominciano a defluire, vengono in mente alcune domande: ma era realmente necessario arrivare a tanto? Era necessario che ci scappasse il morto perché i catanesi considerassero lo stadio un luogo di festa e non una trincea senza regole?
Lunica speranza è che i controlli di questa domenica si ripetano, in modo da garantire alla maggioranza dei catanesi la fruizione di uno stadio che, seppur pieno di pecche, rimane un simbolo storico della Catania sportiva.