Signori ‘apicali’ dell’Ars, evitate le furbizie sulle pensioni!

UN CONTO E’ DIFENDERE L’AUTONOMIA E LA PROFESSIONALITA’ DEI DIRIGENTI DEL PARLAMENTO SICILIANO. MA ALTRA E BEN DIVERSA COSA E’ TUTELARE I FURBI…

Tra qualche giorno, sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana verrà pubblicata la legge di “Variazioni di Bilancio” con un articolo palesemente incostituzionale: il taglio delle pensioni a un gruppo di dirigenti regionali.

Lo ricordiamo perché non ci stupirebbe se, tra qualche mese, con il clima che si respira nel nostro Paese, ormai vittima quasi prescelta di un’Unione europea sempre più votata all’austerità antikeynesiana, lo stesso trattamento venisse riservato ai pensionati dell’Ars.

Non è che siamo particolarmente dispiaciuti per gli ex dirigenti generali della Regione che subiranno una decurtazione delle pensioni piuttosto ricche. Noi, nel nostro piccolo, proviamo a difendere princìpi e non persone: come, ad esempio, il principio che un diritto acquisito – la pensione, per l’appunto – non dovrebbe essere messo in discussione. Princìpio che una legge regionale ha violato, con il benestare dell’Ufficio del Commissario dello Stato per la Regione siciliana.

Diciamo questo perché, a nostro avviso, con la solita furbizia siciliana, o presunta tale, si stanno creando i presupposti affinché una cosa del genere potrebbe, alla fine, verificarsi anche all’Ars.

Il nostro giornale non può certo essere accusato di andare contro i dipendenti dell’Ars. Al contrario, davanti allo ‘sbracamento’ del pubblico impiego siciliano – dove i concorsi pubblici sono stati sostituiti dalle ‘stabilizzazioni’ dei precari e dove i dirigenti, interni o ‘esterni’ all’Amministrazione regionale, in tanti casi, sono letteralmente inventati – la dirigenza dell’Ars rappresenta un importante patrimonio culturale.

Detto questo, però, non bisogna esagerare. Non si può pensare – ed entriamo subito in tema – di tutelare il segretario generale dell’Ars, i tre vice segretari generali e i direttori dei Servizi oltre il limite della decenza e dell’umana intelligenza! Perché se si fa questo non si tutela l’Autonomia siciliana – che noi difendiamo sempre – ma le tasche di dodici o tredici persone! 

Non si può pensare di mandare in pensione – peraltro a un’età non da matusalemme – questo personale con un taglio del 3 per cento delle pensioni! Perché questa sarebbe una presa per i fondelli.

Non c’è bisogno di scomodare il quarto mistero di Fatima per conoscere le retribuzioni – e le pensioni – degli ‘apicali’ dell’Ars. E sappiamo benissimo che tagliare 350-400 euro (il 3 per cento, per l’appunto) da una pensione di circa 10 mila euro mensili, beh, è veramente poca cosa!

Molto più serio un taglio del 20 per cento. In questo caso il taglio sarebbe significativo, anche per ‘attuppare’ la bocca ai tanti demagoghi da strapazzo che oggi gettano fango sulle istituzioni autonomiste siciliane.

Così facendo, gli attuali ‘apicali’ dell’Ars lascerebbero al ‘Palazzo’ 300 mila euro all’anno circa e non la miseria di 30 mila euro! Siamo convinti che non sarebbe uno sforzo tremendo e che, in ogni caso, non morirebbero di fame.

Cari ‘apicali’ dell’Ars, accettate il nostro consiglio. Sennò chi li ferma, poi, i vari Crocetti e Ferrandelli vari?

Sapete come si dice dalle nostre parti? E’ bonu ‘u ventu ‘chiesa, ma no p’astutari i cannili…


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