Sidra, si dimette il presidente Emilio Giardina? Scontro con il Comune per un presunto debito

«Non confermo né smentisco». È questa la dichiarazione rilasciata a MeridioNews dal presidente della società partecipata Sidra Emilio Giardina in merito alle voci sulle dimissioni dal proprio ruolo. Argomento di punta del consiglio comunale di oggi, nonostante all’ordine del giorno ci siano le delibere su un atto necessario per il voto del bilancio di previsione del 2015, quest’ultimo e il consuntivo pluriennale di programmazione 2015-2017. La comunicazione – o forse solo la minaccia – di Giardina sarebbe arrivata questa mattina in occasione di un incontro tra l’ente e i vertici dell’azienda che gestisce l’acqua pubblica a Catania, ma non risulta una lettera formale di dimissioni. La riunione è stata convocata perché la Sidra sostiene di vantare un credito di 12 milioni di euro da Palazzo degli elefanti, un debito che invece l’amministrazione comunale non confermerebbe. Motivo per cui, alla presenza del collegio dei revisori dei conti, i due soggetti erano chiamati a trovare un accordo di conciliazione. Che è però saltato. 

Il presidente Giardina, uomo di fiducia del sindaco Enzo Bianco, si sarebbe rifiutato di firmare la proposta di conciliazione del Comune di Catania che in realtà avrebbe solo ribadito l’inesistenza del debito. Una minaccia che si inserisce in un momento delicato per la ditta Sidra. Domani al vaglio dei consiglieri comunali, infatti, c’è la modifica dello statuto della Partecipata. Un intervento che dovrebbe trasformarla in un’azienda in house, ovvero di completa dipendenza dal Comune di Catania. Un requisito fondamentale per permettere alla Sidra di gestire il progetto del sistema di depurazione e fognario del capoluogo etneo e dell’hinterland, grazie a un fondo di 250 milioni di euro messo a disposizione dal Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), che scade il 31 dicembre. 

La notizia delle presunte dimissioni di Giardina non vengono confermate né smentite nemmeno dall’assessore al Bilancio Giuseppe Girlando. Che, nel frattempo, assiste alla mancanza del numero legale dei consiglieri comunali sul primo punto all’ordine del giorno della riunione, ovvero la delibera sull’atto propedeutico al voto del bilancio di previsione 2015, un documento finanziario – che evidenzia residui attivi e passivi del Comune – che tutti gli enti comunali italiani sono obbligati a produrre per legge a partire da quest’anno. Il numero dei consiglieri comunali presenti in aula è sufficiente solo per discuterlo ma non a votarlo. In seconda chiamata, infatti, i consiglieri seduti sui propri scranni sono soltanto 22 su un totale di 45 e, per mancanza del numero legale minino, la seduta è rimandata a domani, quando invece basteranno 18 per approvare l’atto.

La misura, per il riaccertamento straordinario dei residui attivi e passivi dell’ente e per il bilancio di previsione di quest’anno, è di urgenza. Il consiglio comunale deve esprimere il proprio parere entro il 31 dicembre. «Atti che la maggioranza di Enzo Bianco dovrebbe avere la responsabilità di votare proprio in quanto maggioranza, senza lasciare che il senso di appartenenza dell’opposizione alla città venga in aiuto al municipio, anche in questo caso», dichiara il vicecapogruppo di Grande Catania Sebastiano Anastasi. Un peso di una parte del Consiglio che, nei fatti, non c’è. Anche perché, proprio da un esponente di maggioranza arriva la segnalazione che la delibera sul riaccertamento straordinario dei residui è sconosciuta all’Aula e alle commissioni consiliari permanenti. 

«Posso votare per atto di fede ma non ho mai visto il documento», spiega Niccolò Notarbartolo (Pd). «Alla commissione Bilancio non è mai stata trasmessa questa nota», aggiunge il presidente della I commissione consiliare Vincenzo Parisi. «Le carte sono state inviate via mail a tutti i gruppi consiliari e a tutte le commissioni giorno 22 dicembre», replica la presidente del Consiglio Francesca Raciti. 


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