Zero iscritti alla scuola di specializzazione siciliana in Cure Palliative per il nuovo anno accademico. Il trend negativo si conferma anche a livello nazionale, dove è stato coperto soltanto il 40 per cento dei posti disponibili per i medici specializzandi. A lanciare l’allarme sullo scarso investimento in questo ambito è Giorgio Trizzino, fondatore della Samot, […]
Specializzazione in cure palliative - Giorgio Trizzino
Sicilia: zero iscritti alla specializzazione in Cure Palliative. Trizzino: «Legge non attuata»
Zero iscritti alla scuola di specializzazione siciliana in Cure Palliative per il nuovo anno accademico. Il trend negativo si conferma anche a livello nazionale, dove è stato coperto soltanto il 40 per cento dei posti disponibili per i medici specializzandi. A lanciare l’allarme sullo scarso investimento in questo ambito è Giorgio Trizzino, fondatore della Samot, che da parlamentare ha promosso la legge del 2021, con cui sono state istituite in Italia le scuole di specializzazione in Cure Palliative.
«Non è stato semplice convincere il Parlamento a votare per la costituzione di una scuola di specializzazione, in un momento storico in cui queste venivano contratte – precisa Giorgio Trizzino, a MeridioNews -. Attualmente, non esiste la scuola di specializzazione nemmeno per la medicina generale. Questo passaggio è stato quindi molto importante, ma è necessario che le Regioni e le Università attuino la legge apposita».
Eppure, i medici specializzati in cure palliative sono molto ricercati e potrebbero scegliere di lavorare in diverse tipologie di strutture ospedaliere, in hospice oppure con delle società che erogano cure domiciliari come la Samot. Allora per quale motivo gli studenti non scelgono questa specializzazione? «Di base, perché in Sicilia non esiste l’insegnamento delle cure palliative nel corso di laurea in Medicina e Chirurgia. Ci distinguiamo per questo, perché non abbiamo inserito il nuovo corso di laurea, nonostante la legge sia vincolante – lamenta il dottore Trizzino -. Il corso è già attivo negli atenei di Milano, Roma, Bologna. Nessuna delle nostre università invece ha ritenuto di inserire le cure palliative come materia di studio. Ma se agli studenti non si insegna che esiste questa disciplina, non possono sceglierla».
È bene considerare che le cure palliative non riguardano più soltanto i malati oncologici, ma sono dedicate a tutta la grande cronicità, anche complessa. Di questo gruppo fa parte chi ha problemi cardiologici associati a problemi neurologici, demenze, la SLA e tutte le malattie neurologiche complesse. Sarebbe quindi auspicabile cominciare a creare adesso le condizioni affinché gli studenti che escono dall’università possano fare una scelta consapevole. Inoltre, secondo la Legge Finanziaria del 2022 le reti di cura palliativa dovranno raggiungere il 90 per cento degli eventi bisogno di cura palliativa entro il 2028. La Sicilia, però, è ferma ad appena il 25-28 per cento.
«L’organizzazione della rete territoriale, quella ospedaliera e la formazione universitaria devono procedere di pari passo, se vogliamo creare un sistema efficace ed efficiente – chiarisce, infine, il fondatore di Samot-. Bisogna, infatti, considerare che un ricovero ospedaliero in media costa intorno ai 600 euro al giorno se è a bassa intensità. In caso di rianimazione o di alta specialità arriviamo a spendere 1.200/1.500 euro al giorno. Il malato che viene seguito a casa dalla rete di cura del palliative costa al massimo circa 60 euro al giorno. Parliamo di una differenza economica notevole, oltre al fatto che in questo modo si evita al malato il disagio di dover andare al Pronto Soccorso».