Sicilia, terra di cantautori

Nicolò Carnesi è soltanto l’ultimo prodotto della fervente scena musicale palermitana. Già conosciuto per il precedente progetto ‘Paradisi Artificiali’, ha intrapreso una carriera solista che mira alla fusione delle sonorità british anni ’80 con i temi e l’uso delle parole tipico dei grandi cantautori italiani. Da qualche mese è in studio, insieme ad altri due musicisti, Giusto Correnti alla batteria e Francesco Pintaudi alle chitarre e al synth, per realizzare il suo album di debutto per la ‘Malintenti dischi’. In viaggio verso Perugia, prima tappa del mini tour che lo porterà in giro per Milano e il centro-sud, ha risposto alle domande di ‘Slash Band’.

Cantautore e nuova rivelazione della scena musicale palermitana, in realtà hai già due diversi progetti alla spalle. Ce ne vuoi parlare?
Sì, Nicolò Carnesi è l’evoluzione finale dei due precedenti progetti. Dico finale, perché sono rimasto da solo e non possono diminuire ulteriormente i componenti del gruppo. All’inizio della mia carriera facevo parte della band chiamata ‘Nicolò Carnesi e gli apocrifi’, mentre la seconda fatica musicale aveva il nome di ‘Paradisi Artificiali’. Con Francesco Pintaudi e Roberto Conigliaro abbiamo collaborato per quasi due anni fino alla fine del 2009. Da quel momento in poi è cominciata la mia carriera solista.

Francesco Pintaudi, in realtà, ti è rimasto vicino ed è uno dei due musicisti che ti accompagnano in tour. Rispetto al progetto precedente, cosa è cambiato?
Sono cambiate le canzoni. Con i ‘Paradisi Artificiali’ eravamo orientati verso un suono che si accostasse all’elettronica, adesso il sound è molto più cantautoriale e personale. Nonostante ciò non può essere definito convenzionale. Nel mio sviluppo personale del cantautorato cerco di essere sperimentale, di allontanarmi dalla tradizione.

Ho letto in una tua intervista, che unisci la matrice musicale italiana con quella britannica. Quali sono le influenze del panorama italiano e quali quelle del panorama britannico?
È assolutamente quella l’idea di partenza della mia musica. Miscelare la bellezza dei testi di autori italiani come Luigi Tenco, alle sonorità più british di numerosi artisti nati oltremanica. Un gruppo su tutti gli ‘Slowdive’, fondatori dello shoegaze, genere musicale che apprezzo particolarmente.

Nel corso di questi mesi hai lavorato già a diversi pezzi che stai portando in giro per l’Italia. Saranno tutti presenti nel tuo nuovo album?
Probabilmente non tutti i brani faranno parte dell’album. Ancora sono in fase di lavorazione e c’è sicuramente da fare una selezione. Sono davvero tanti e ancora non sono in grado di stabilire quali scegliere e quali no. A breve ufficializzerò anche il singolo che farà da apripista all’intero album.

In questo momento stai girando l’Italia e, mi chiedevo, non avendo ancora pubblicato l’album, se avessi comunque qualcosa con te da lasciare al pubblico che ti ascolterà nei prossimi mesi?
Ho preparato una demo da lasciare alla fine dei miei concerti. Non mi presenterò comunque a mani vuote. Anche perché, sono luoghi dove potrei non tornare per parecchio tempo, quindi è giusto lasciare un ricordo. I concerti dal vivo sono fondamentali per farsi conoscere, per creare un gruppo di ascoltatori assiduo. Anche i nuovi canali di informazione, come youtube, possono aiutare un artista come me nella ricerca di un pubblico sempre più ampio.

‘Mr. Robinson’, uno dei pezzi che stasera i perugini avranno il piacere di ascoltare, mi ha suscitato una curiosità. Mi ricorda molto le sonorità di un altro gruppo palermitano, i ‘Pan Del Diavolo’, anche loro in rampa di lancio, come molti altri provenienti dal capoluogo siculo. Pensi ci sia un denominatore comune che unisca ciascuno di voi? Si può parlare di corrente musicale palermitana?
Sì, sicuramente. Innanzitutto, ci conosciamo tutti tra di noi, scambiandoci le idee sulla nostra musica e su quello che ascoltiamo. Quindi sì, c’è una corrente che riunisce un ambiente ristretto di musicisti. È nata una voglia di suonare tutti la propria musica, con il proprio stile. L’atmosfera che si è creata mi ricorda quella di Seattle di qualche anno fa. Ovviamente è un paragone in piccolo di quello che successe in America.

Credi possa esserci un’artista in particolare tra questi, che possa fare il salto di qualità per farsi conoscere in tutta Italia?
Onestamente non saprei scegliere. Ci sono tanti lavori validi e tutti diversi tra loro. Forse i ‘Dimartino’ possono riuscirci. Ho ascoltato il loro nuovo lavoro, che uscirà a breve, e mi è piaciuto parecchio. L’ho trovato molto interessante.

Per quanto riguarda Nicolò Carnesi, quando potremo avere il piacere di ascoltare il tuo nuovo album?

Purtroppo non posso ancora rispondere. Una data certa non posso darla. Come ho già detto, sto lavorando intensamente in studio di registrazione e non riesco ad individuare un periodo preciso per l’uscita dell’album. Radio Zammù e i suoi ascoltatori saranno i primi ad essere informati.


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