Un crollo delle presenze turistiche di oltre il 30 per cento in quattro anni con agriturismi e bed and breakfast che chiudono a decine, sono l'evidenza di una crisi che sembra non avere fine. Ma la soluzione, per i gestori delle piccole strutture alberghiere di Catania e provincia, c'è. «Bisogna attrarre i turisti del nord Europa con i voli low cost, come hanno già fatto a Trapani». Lo hanno scritto in un documento dal titolo Apriti cielo Fontanarossa gli esercenti del catanese, rivolgendo il loro appello ai candidati alle regionali. Guarda il grafico con i dati della crisi
Sicilia orientale orfana dei voli low cost Turisti, meno trenta per cento in pochi anni
«Per superare la crisi del turismo nella Sicilia orientale sono necessari i voli low cost». Ne sono convinti i gestori degli agriturismi e delle piccole strutture alberghiere etnee, che pochi giorni fa hanno sottoscritto un documento, Apriti cielo Fontanarossa – dal vecchio nome dell’aeroporto Vincenzo Bellini di Catania -, rivolto ai candidati alla presidenza della regione, ai presidenti delle province della Sicilia orientale, alla camera di commercio di Catania. Una lettera aperta, firmata da un lungo elenco di associazioni di esercenti, come Agriturist e Confagricoltura, e che su Facebook in pochi giorni è stata condivisa da oltre mille persone. All’interno del documento si chiede l’apertura dell’aeroporto di Comiso ed altri impegni concreti «per risolvere una crisi resa ancora più pesante da un sistema di comunicazioni aeree insufficiente». Perché, come spiega Saro Romeo, vice direttore dela federazione Strade del vino e dei sapori dell’Etna che raggruppa circa 60 piccole strutture alberghiere del territorio etneo, e gestore del noto agriturismo Case Perrotta nei pressi di Sant’Alfio, «la Sicilia orientale è una meta molto richiesta in Germania e nei paesi scandinavi ma, banalmente, i turisti non sanno come arrivare».
Complice la crisi economica, dal 2008 il crollo delle presenze in Sicilia è stato superiore al 30 per cento, come mostrano i dati forniti da Agriturist. E la crisi della compagnia low cost Wind Jet non ha fatto che aggravare la situzione, «con i mesi estivi del 2012 disastrosi, con decine di attività chiuse o vicine al falimento» spiega Romeo. Il calo di presenze, come mostrano i dati, è infatti dovuto soprattutto alla riduzione di presenze italiane, e l’unica soluzione secondo gli esercenti è quella già sperimentata in provincia di Trapani. «La presenza di Ryanair nell’aeroporto Birgi ha consentito a Trapani di non subire la crisi, unico caso in Italia se si escludono le grandi mete come Roma o Venezia. Questo perché i turisti stranieri, grazie all’impegno dei singoli imprenditori sul web – continua Romeo – sono sempre più attratti dalle bellezze dell’isola. Ma raramente da Trapani vengono in Sicilia orientale». Turismo low cost dunque? Non per Romeo, che spiega come «per anni abbiamo ripetuto, senza risultato, ai politici nelle sedi istituzionali che il turista che viaggia in low cost poi spende nel territorio quello che ha risparmiato».
«Purtroppo in Sicilia per anni si sono investiti fondi pubblici per far aprire centinaia di bed and breakfast, ma rimarranno vuoti: il turismo short break, ovvero quello fatto di viaggi brevi tipico di queste strutture, si fonda soprattutto sui voli a basso prezzo», spiega Emanuela Panke, direttore di Strade del vino dell’Etna, esperta di marketing turistico. Panke, che è anche manager della Città del gusto Gambero rosso, con sede nel centro commerciale Vecchia Dogana di Catania, ha le idee chiare per il rilancio del settore: «Bisogna dare incentivi alle compagnie, rompendo il monopolio Alitalia». Ma per farlo, secondo l’esperta, è necessario prima creare una massa critica d’opinione: un percorso partito con la lettera aperta. «E’ un periodo ideale per porre una questione del genere, con l’imminente chiusura di un mese dell’aeroporto Fontanarossa e le elezioni regionali», sottolinea Panke. La lettera è infatti «il primo passo di una strategia che vuole portare il problema all’attenzione dell’opinione pubblica». Una strategia partita dal web, così che «quando ci sarà un numero sufficiente di condivisioni, potremo porre il problema con maggior forza».
[Foto di sundazed]