Sicilia e-Servizi: la Corte dei Conti ha finalmente fatto saltare il ‘tappo’

LA MAGISTRATURA CONTABILE CONTESTA AL COMMISSARIO INGRIOIA, AL PRESIDENTE CROCETTA, AL RAGIONIERE GENERALE DELLA REGIONE PISCIOTTA A VARI ASSESSORI ATTUALI E PRECEDENTI UN DANNO ERARIALE DI 180 MILIONI DI EURO. LO STRANO RUOLO DI SISEV

Botta e risposta. Non si è fatta attendere la replica dell’ex pm Antonio Ingroia alla Corte dei Conti che gli contesta un danno erariale di 180 milioni di euro. Non solo a lui, ma anche al governatore dell’Isola, Rosario Crocetta, al Ragioniere generale della Regione, Mariano Pisciotta, agli attuali assessori Nelli Scilabra, Patrizia Valenti e Michela Stancheris, e agli ex assessori Dario Cartabellotta, Ester Bonafede e Nino Bartolotta. Contestazione riguardante l’assunzione di 74 dipendenti ex Sisev transitati a Sicilia e-Servizi. Una passaggio che, secondo i magistrati contabili, appare illegittimo e tale da causare, appunto, un danno alle ‘casse’ della pubblica amministrazione.

Invito a dedurre per tutti compreso all’Avvocato dello Stato Giuseppe Dell’Aira, che ha fornito al commissario della società – cioè a Ingroia, nominato commissario di Sicilia e-Servizi dal Governo Crocetta – un parere favorevole alle assunzioni, e alla dirigente del settore delle società partecipate Rossana Signorino.

Commenta Ingroia: “Mi verrebbe da sorridere a vedermi recapitare un avviso di garanzia per presunto danno erariale. Mi verrebbe da sorridere perché me lo aspettavo, non solo perché l’avviso di indagine era stato già preannunciato a mezzo stampa già da qualche settimana e quindi ben prima che venisse inviato, ma anche perché non è la prima volta che, pur di non dirmi grazie, le regole del senso comune vengono rovesciate”.

“In questo caso – aggiunge l’ex pm – potrei dire che non avevo scelta perché dovevo adempiere ad un obbligo a riassumere quei lavoratori licenziati, discendente dalla delibera della Giunta Crocetta, ed invece dico che qualcuno dovrebbe premiarci e dire grazie per aver evitato un danno erariale alla Regione ed un rischio altissimo per la salute ed il bene comune dei siciliani. E sfido chiunque a dimostrare il contrario”.

“Perché è un fatto che se non avessimo adottato la procedura che oggi ci viene contestata – precisa ancora il commissario di Sicilia e-Servizi – il blackout informatico della Regione sarebbe stato inevitabile, con conseguente rischio per servizi pubblici essenziali per la salute come 118 e servizi ospedalieri. Ed è incontestabile che solo così il danno erariale, sociale ed alla salute, incalcolabile (altro che 2 milioni di euro!), si poteva scongiurare, come è incontestabile che il licenziamento in blocco di tutte le risorse umane del ‘socio privato’ di Sisev avrebbe determinato lo sperpero delle svariate decine di milioni spesi negli anni passati dalla Regione per realizzare il ‘popolamento’ delle articolazioni regionali con personale adeguatamente formato in questi anni attraverso Sicilia e-Servizi”.

“E’ vero semmai – prosegue Ingroia – che quello che abbiamo fatto ha consentito ed ancor più consentirà di risparmiare denaro pubblico dopo anni di allegra gestione su cui, stranamente, finora nessuno ha osato indagare. Ho iniziato io ad indagare da quando sono alla guida di Sicilia e-Servizi, come dimostrano le denunce che ho fatto in questi giorni alla stessa Procura della Corte dei Conti ed anche alla Procura della Repubblica di Palermo, alla quale proprio oggi ho inviato un supplemento di segnalazione ed integrazione di documentazione”.

“Allora – chiede Ingroia – chi ha sperperato il denaro pubblico e chi lo ha fatto risparmiare? E chi oggi vorrebbe farne sperperare ancora e chi, invece, sta avviando un piano di risanamento per farlo risparmiare ancor di più? Io so di avere la coscienza a posto. E gli altri? Ecco perché dico che, anche se mi viene da sorridere, non c’è niente da ridere e la cosa mi pare inquietante, anzi molto grave. Da anni mafiosi e amici dei mafiosi provano a mettermi sul banco degli accusati, ma l’evidenza dei fatti è sotto gli occhi di tutti. Speriamo di non dover dare ragione a Leonardo Sciascia sull’irredimibilità della Sicilia”.

In questa vicenda Sciascia non c’entra proprio nulla e per capirlo è necessario ripercorrere le tappe che hanno portato Sicilia e-Servizi spa a diventare uno dei peggiori ‘carrozzoni mangia-soldi’ della Regione siciliana. Un pozzo senza fondo che ha bruciato almeno 300 milioni di euro nella realizzazione di un fantomatico piano di informatizzazione regionale che non è mai decollato.

Sicilia e-Servizi Spa (Sise), società che fino a oggi ha gestito l’informatizzazione della Regione, è stata costituita nel 2001 con procedura a evidenza pubblica. E’ partecipata dalla Regione per il 51 per cento, mentre il restante 49 per cento fa capo al socio privato Sicilia e-Servizi Venture Scrl (Sisev), a propria volta controllata da Engineering Spa (già Atos Origin Italia Spa) e Accenture Spa.

I risultati di una commissione d’inchiesta parlamentare del 2012, presieduta da Riccardo Savona, hanno messo a nudo le gravi irregolarità sul reclutamento del personale, dodici unità tra dirigenti, quadri e impiegati, nessuno dei quali esperti in informatica. Per servire a cosa? A questi si sono aggiunti anche comportamenti omissivi e inerzie nella realizzazione complessiva del piano, come nel caso dei disservizi registrati nella gestione telematica dei mandati di pagamenti attraverso la firma digitale. Un’operazione chiaramente clientelare che avrebbero messo a “repentaglio non solo la continuità aziendale, ma probabilmente anche l’utilità di gran parte del piano di informatizzazione realizzato fino a questo momento”, come emerso dagli atti della commissione d’inchiesta.

La vicenda di per sé complessa presenta un unico filo conduttore, la storia passata sulla quale Ingroia non ha puntato i piedi preoccupandosi solamente di giustificare le assunzioni fatte. Tali assunzioni, riguardanti lo ripetiamo, settantaquattro lavoratori, avvenute “con riserva”, troverebbero giustificazione, secondo l’ex pm, nella necessità di garantire la continuità del servizio pubblico. Ed a questo il commissario Ingroia sarebbe arrivato dopo aver “incassato” il parere favorevole dell’Avvocatura distrettuale dello Stato e dando seguito ad un preciso indirizzo politico del Governo regionale.

Si tratta di assunzioni a tempo determinato per diciotto mesi e con un periodo di prova di quattro. Da quanto appreso, prima di procedere all’assunzione dei settantaquattro lavoratori, il commissario Ingroia pare avesse verificato se, all’interno dell’Amministrazione regionale, vi fossero esperti in grado di utilizzare il software complesso che gestisce l’informatizzazione dei servizi della Regione siciliana.

Quello che Ingroia ha dimenticato, però, è che esiste ancora oggi il blocco delle assunzioni anche nelle partecipate regionali. Eppure ha dato seguito alla delibera di Giunta per ‘assorbire’ i 74 impiegati provenienti dalla Sisev, una società privata, assumendoli temporaneamente in Sicilia e-Servizi. Con l’impegno di assumerli dopo un periodo di formazione detto ‘trasferimento di know how’ (costato la bellezza di 66 milioni di euro).

In sostanza, la Sisev, appena scaduta la convenzione regionale (impiego interinale a condizioni fiscali vantaggiose) ha mandato a casa quell’esercito di persone che la Regione Siciliana, attraverso Sicilia e-Servizi, si è subito presa, affidandoli ad una società formalmente in scioglimento (la stessa Sicilia e-Servizi, per la cronaca, era stata posta in liquidazione e poi riportata in vita…).

Perché il commissario Ingroia ha assunto i 76 dipendenti di Sisev? Lo ha fatto per un “nobile” motivo: evitare l’ennesimo blackout informatico, come quello registratosi nel gennaio scorso. Qui bisogna spiegare alla radice quest’inghippo.

Tutto parte da una domanda: a che titolo la Sisev operava per conto della Regione siciliana, gestendo delicatissimi servizi informatici se la stessa Regione, nel 2001, come già ricordato, ha costituito Sicilia e-Servizi? Perché Sicilia e-Servizi ha affidato l’informatizzazione degli uffici regionali ad un privato?

Questa è la arte più strana di tutta questa storia: e qui Ingroia ha perfettamente ragione. Una struttura organizzativa, quella di Sicilia e-Servizi, composta da dodici unità, nessuno dei quali esperto di informatica. Gli esperti in informatica li ha forniti la Sisev (Sicilia e-servizi venture) che gestiva, invece, i servizi informatici. Possibile che una Regione, pur avendo costituito una società pubblica, affida tutti i propri segreti informatici  a un’azienda privata? Perché? Una stranezza alla quale non si è fatta luce fino in fondo ancora.

Quando è scaduta la convenzione tra Sicilia e-Servizi e Sisev si è posto il problema: chi avrebbe gestito i servizi informatici della Regione siciliana? A sapere tutto dell’informatica della Regione siciliana sono i 76 dipendenti della Sisev e non Sicilia e-Servizi. Mandare a casa questi 76 dipendenti di una società privata avrebbe significato bloccare tutta la Regione. Può sembrare paradossale, ma è così.

Detto questo: basta, sotto il profilo giuridico, questo rischio per aggirare la legge regionale che viene assunzioni nelle società regionali? E questo rischio esenta il commissario di Sicilia e-Servizi dal ricorrere a un bando aperto a tutti i soggetti interessati a svolgere tale servizio?

Ingroia ha preferito assumere chi ha in mano il software per far funzionare gli uffici della Regione. Sulla base di quali motivazioni giuridiche ha ignorato il blocco delle assunzioni e il ricorso a un bando pubblico?

L’Avvocatura dello Stato ha espresso parere favorevole a queste assunzioni. Sessa domanda: sulla base di quali motivazioni giuridiche?

La storia è complicata. Ma la sensazione è che, in questa vicenda, si sia andati avanti di forzatura in forzatura. Alla fine, però, il ‘tappo’ è saltato.

La verità è che i protagonisti di questa storia l’hanno sempre fatta franca. Sempre. Ora Corte dei Conti ha ‘stappato’ questa ‘bottiglia’. A nostro modesto avviso ha fatto benissimo.

 


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