Sì dell’Ars alla sceneggiata metropolitana e ai finti Consorzi di Comuni

SALA D’ERCOLE, DOPO OLTRE UN MESE DI CHIACCHIERE E POLEMICHE, TORNA A DARE LAVORO ALL’UFFICIO DEL COMMISSARIO DELLO STATO APPROVANDO UNA LEGGE SENZA CAPO NE’ CODA. I COMMENTI DEI GRILLINI, DI FALCONE, FIGUCCIA, DI ROBERTO DI MAURO E NINO D’ASERO

Dopo oltre un mese la montagna ha partorito un topolino. Sala d’Ercole ha approvato tutti gli articoli – 11 per la precisione – della legge che istituisce tre ridicole aree-città metropolitane (Palermo, Catania e Messina) e nove ‘liberi’ Consorzi di Comuni che di libero non hanno nulla, visto che – contrariamente a quanto prevede l’articolo 15 dello Statuto – ad istituirli è il Parlamento dell’Isola e non gli stessi Comuni.

Quella sulla quale, la prossima settimana, l’Assemblea regionale siciliana esprimerà il voto finale è una legge confusa, pasticciata, con profili in incostituzionalità: tutti requisiti che dovrebbero dare un po’ di lavoro agli uffici del Commissario dello Stato.

In teoria, dovrebbero essere sparite le Province regionali che erano state istituite nel 1986 con una sceneggiata molto più contenuta di quella che abbiamo visto all’Ars in questo mese e mezzo.

Rispetto al disegno di legge originario presentato dal Governo di Rosario Crocetta i cambiamenti apportati dall’Aula sono stati radicali. In ogni caso, la legge ha perso qualunque connotazione di riforma, trattandosi solo di un maldestro tentativo di salvare il Comuni siciliani – soprattutto Palermo, Catania e Messina – con i fondi europei della Programmazione 2014-2020.

“La legge dei cittadini è in dirittura d’arrivo”.

Così il Movimento 5 stelle all’Ars registra un importantissimo traguardo portando a compimento uno dei punti chiave del programma presentato ai cittadini nel 2012: “Via le province e spazio ai consorzi liberi”.

“Abbiamo evitato che questa riforma si riducesse ad uno dei soliti slogan del presidente Crocetta – afferma il nuovo capogruppo dei Cinquestelle all’Ars Francesco Cappello – disegnando un nuovo ordinamento degli Enti locali siciliani ed evitando che i liberi consorzi si traducessero in una mera replica delle province abolite”.

“Un tassello in più per dire basta agli sprechi, basta al clientelismo; – concludono i deputati regionali M5s – un obiettivo raggiunto nonostante le barricate della restante parte dell’opposizione che ha cercato in tutti i modi di affossare questa riforma per tornare alle elezioni provinciali e nonostante una maggioranza claudicante e visibilmente frantumata”.

Negativo il commento del capogruppo e del vice capogruppo di Forza Italia all’Ars, rispettivamente, Marco Falcone e Vincenzo Figuccia.

“Doveva essere – dicono Falcone e Figuccia – una legge che riformava gli enti intermedi secondo i principi di razionalizzazione delle spese e ottimizzazione dei servizi, invece, dopo un percorso tortuoso e accidentato, la Maggioranza di governo con il chiaro sostegno dei grillini ha regalato alla Sicilia una norma che, rinviando ad altra norma, creerà confusione e aggravamento dei costi”.

Negativo anche il giudizio del Roberto Di Mauro, capogruppo del PdS-MpA all’Assemblea Regionale Siciliana.

“Avevamo chiesto – dice Di Mauro – e Crocetta aveva sbandierato una vera riforma, con l’abolizione delle Province e il trasferimento di competenze, strutture e risorse a nuove strutture più legate al territorio e ai cittadini. Alla fine di questa lunghissima maratona siamo invece arrivati…all’ennesimo rinvio, con una proposta di competenze da attribuire ai Consorzi talmente generica e vaga da rasentare il ridicolo”.

“La verità – aggiunge il capogruppo del Partito dei Siciliani-Mpa – è che Crocetta resta in attesa di sapere cosa farà il Governo nazionale, le cui mosse sono però evidentemente in direzione opposta al riconoscimento di autonomia progettuale e operativa alle istituzioni locali. Ancora una volta appare in tutta la sua gravità la subalternità di Crocetta ai poteri nazionali, poco, anzi pochissimo attenti ai bisogni e ai diritti della Sicilia.”

“Una legge che partiva in modo confuso e che arriva in formato farraginoso”: così la definizione della riforma delle Province dopo l’esame e il voto dell’articolato da parte di Nino D’Asero, capogruppo del Nuovo centrodestra.

“Meno male che qualche piccola correzione siamo riuscita a farla in Aula – riprende il capogruppo Ncd – a cominciare dalla ridefinizione delle aree metropolitane, le quali rimangono, comunque, un’opportunità per il territorio, sempre che ora si riesca a coordinarle con i liberi consorzi e che si riesca a integrare l’una e l’altra realtà istituzionale con il funzionamento dei piccoli comuni. Rimangono i forti crucci sulla mancanza dell’elezione diretta degli organismi e su quella di uno strumento atto a guarire i mali endemici e secolari degli enti locali: burocrazia elefantiaca, assenza di semplificazione, qualità dei servizi”.

 


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