Dopo l'incontro dello scorso 24 aprile tra giunta e residenti, il comitato cittadino fa il punto della situazione. «Sulla nuova rete fognaria è da anni che si dice che il progetto è pronto. Non c'è poi nessun controllo sul mare». E sul lungomare di Barcarello «sarebbe meglio tornare ai vecchi sentieri con pietre»
Sferracavallo e le promesse di interventi del Comune «Speriamo diventi davvero un’area marina protetta»
L’auspicio è che l’attenzione su Sferracavallo, una delle più conosciute borgate marinare di Palermo, venga mantenuto. Specie dopo il confronto tra l’amministrazione comunale e i residenti, avvenuto lo scorso 24 aprile. Il modello che si vuole applicare è quello della partecipazione, della sinergia tra residenti e amministrazione, un percorso virtuoso già intrapreso nel centro storico. Gli interventi anche abbastanza urgenti da effettuare in questa borgata sono diversi, qualche anno fa è anche nato un comitato cittadino per la difesa dell’area marina protetta (istituita nel 2002) e la riserva naturale orientata di Capo Gallo (istituita nel 2001): due posti incredibilmente belli dal punto di vista naturalistico e ambientalistico ma trascurati dalle istituzioni. Uno dei punti che sta più a cuore al comitato è la realizzazione della nuova rete fognaria e la chiusura degli scarichi fognari a mare proprio dentro l’area marina protetta attraverso l’obsoleto “pennello”. Ieri è stata comunicata la pubblicazione del bando per la realizzazione della nuova rete fognaria di Tommaso Natale e Sferracavallo.
«Sulla rete fognaria nuova è da anni che si dice che il progetto è pronto – dice Simone Aiello, del comitato cittadino Il mare di Sferracavallo – eppure ancora, in piena area marina protetta, il “pennello” scarica acque nere. Vorremmo che si concretizzasse questo perché almeno l’area potrà essere davvero incontaminata. Quest’area marina protetta c’è dal 2002 eppure la gestione non parte, l’anno scorso sono state messe le boe e quest’anno dovrebbero mettere quelle per attaccare le barche, perché non si dovrebbe buttare l’ancora per salvaguardare l’ecosistema. È importante soprattutto che venga intensificato il controllo della guardia costiera, c’è chi cala reti per pescare e non potrebbe farlo, ma non c’è nessun controllo. Non esiste una città così grande con un’area marina protetta e una riserva naturale, andrebbero salvaguardate e valorizzate».
All’incontro del 24 sono state tante le promesse dell’amministrazione comunale. Di incontri simili purtroppo però nell’arco del tempo i residenti ne hanno visti diversi e adesso sono un po’ sfiduciati. L’esempio più lampante è il lungomare di Barcarello. «La passeggiata costruita con gli assi di legno è stata progettata male – spiega ancora Aiello – perché hanno poggiato il legno su dei cocci di tufo e non va bene, ci sono stati diversi interventi di manutenzione l’anno scorso, sono stati spesi 60mila euro per cambiare le assi in un breve tratto. La manutenzione è onerosa, a questo punto forse sarebbe meglio tornare ai vecchi sentieri con pietre che delimitino il sentiero, i costi si ridimensionerebbero. Ormai per quest’anno ci sarà l’ennesima manutenzione ma abbiamo già parlato con Arcuri per risolvere questo problema».
Un altro problema che vive Sferracavallo sono i due ecomostri che da anni devastano la bellezza dei luoghi e dell’ecosistema. Il primo è Playa Bonita, lido di quattro mila metri quadrati costruito sugli scogli realizzato nel 2008 e sequestrato nel 2014. E poi c’è quello edificato negli anni ’80 nella zona chiamata Zotta, che sarebbe dovuto servire per il soccorso in mare; subito dopo la sua costruzione si capì però che era inagibile e così da 30 anni i residenti ne chiedono l’abbattimento.
«È assurdo che la sovrintendenza e il demanio abbiano dato l’autorizzazione per il Playa Bonita – aggiunge Aiello – In piena area marina protetta, su quegli scogli c’erano delle piante endemiche come il Limonium bocconei e la Salicornia, che crescevano sulla scogliera occupata dallo stabilimento, sono essiccate. E chissà quanto tempo passerà prima che ricrescano rigogliose. Inoltre lo stabilimento è stato costruito sopra un’antica cava di tufo, tutelata dalla soprintendenza, cava dalla quale sarebbero stati estratti dei cocci di tufo per costruire il Teatro Massimo». Il comitato, che lavora insieme a Legambiente Mesogeo, auspica che questa estate venga abbattuta la struttura del Playa Bonita, che venga aggiustata la passeggiata in legno, e soprattutto che lo scarico a mare venga chiuso.