Nelle ultime ore, nel paese nisseno, tre cani e un gatto sono rimasti vittime di polpette di macinato, parmigiano e veleno. «Valuteremo azioni legali contro gli amministratori che sono responsabili», dicono dall'associazione Aidaa. Il sindaco Leonardo Burgio risponde di essersi sempre attivato «anche a mie spese». Guarda le foto
Serradifalco, quattro animali ritrovati avvelenati «Non solo randagi, anche domestici presi di mira»
Sono quattro gli animali ritrovati avvelenati in queste ore a Serradifalco, in provincia di
Caltanissetta. A descrivere lo scenario che si è presentato agli animalisti del piccolo centro è Giuseppa
Burgio, volontaria dell’ente nazionale protezione animali (Enpa). «Ieri mattina abbiamo trovato delle esche composte da macinato, parmigiano
e veleno – spiega a MeridioNews – uno dei cani morti aveva da poco partorito tre cuccioli dei quali, adesso,
ci prenderemo cura noi per allattarli».
Vittime delle polpette avvelenate sono stati tre cani e un
gatto. Di questi soltanto due erano randagi. A trovare le carcasse in contrada Balate sono stati i
volontari che hanno immediatamente denunciato la situazione ai vigili urbani. Adesso il caso è in mano alla
scientifica che sta analizzando il veleno e ha aperto le indagini per risalire ai responsabili.
La zona in questione si trova a circa due chilometri dal centro abitato, in aperta campagna.
«È anche questo il motivo per cui sarà praticamente quasi impossibile individuare i colpevoli». È di questa opinione il sindaco di Serradifalco, Leonardo Burgio, che ha rivolto un appello ai cittadini ad «aiutare la polizia municipale e i carabinieri e a denunciare
qualsiasi individuo sospetto. Sono pronto anche personalmente – aggiunge – a presentare una denuncia, tutelando l’anonimato di chi fa la segnalazione». Secondo la ricostruzione del primo cittadino, «lo spazzamento e il discerbamento di questi ultimi giorni nel centro abitato, ha permesso di ritrovare alcune trappole mortali come quelle che
hanno ucciso questi animali. È per questo – ipotizza – che forse i responsabili si sono spostati nelle zone di campagna».
Dall’associazione Aidaa, intanto, il presidente Lorenzo Croce annuncia che sta «valutando con i legali la
possibilità di intraprendere azioni contro gli amministratori pubblici, in quanto responsabili di quanto
accaduto». Dal canto suo, il sindaco ribatte: «Ogni volta che è successa una cosa simile, mi sono attivato, a volte anche a mie spese e senza fare pubblicità, per tentare di salvare gli animali vittime della cattiveria umana e per trovare anche i colpevoli».
Non è il primo caso di avvelenamenti in territorio di Serradifalco. «L’anno scorso è stato avvelenato un cane
che stava davanti alla chiesa e presenziava a tutti i funerali; stessa sorte è toccata anche a un pastore maremmano di cui mi
prendevo cura – ricorda Burgio – Qualche mese fa l’ennesimo randagio avvelenato e adesso ancora questi altri quattro». Non solo randagi, ma anche animali domestici presi di mira. «Ci sono capitati casi di
avvelenamento all’interno delle proprietà private – denuncia la volontaria – Tante persone che hanno la casa con il terreno attorno e potrebbero tranquillamente adottare dei cuccioli, addirittura, non lo fanno per paura che li avvelenino».
Sono cinque i volontari che ogni giorno sfamano gli animali randagi e si occupano delle sterilizzazioni, delle vaccinazioni, oltre ovviamente della promozione delle adozioni. «L’anno scorso – racconta Giuseppa – ho salvato dalla
strada una cagna che aveva partorito sette cuccioli, l’ho sterilizzata e poi ho dato in adozione i piccoli:
quattro di loro, adesso, vivono in famiglie del nord, mentre gli altri tre sono stati adottati da persone di Serradifalco. La mamma, a fine maggio, andrà in Emilia Romagna». Insomma, qualcuno si prende a cuore gli animali anche in un territorio dove il numero di animali morti a causa dei bocconi avvelenati è aumentato
notevolmente.