Segni e sogni di Enzo Cucchi

Vittima di un gelo che ci spinge alla manualità per spalare ghiaccio e neve, eccomi lontana da ogni forma concettuale e voglio parlarvi di transavanguardia, rifugiandomi mentalmente nel calore di una temperatura solare e marina, collocandomi ideologicamente in Calabria, in visita a Catanzaro ed al suo MARCA, museo multifunzionale che si trova nel centro storico della città ove riempie gli spazi di un antico palazzo che ospitava in precedenza un istituto per sordomuti. Parlo quindi di un polo museale vivo ed attivo in grado di far vivere momenti artistici diversi dall’arte antica ed espressa in linguaggi contemporanei e multiformi.
Questa premessa mi permette di parlare di transavanguardia, della sua gioia e dei suoi colori legati al concetto di attraversamento e tesi alla scoperta di radici popolari ed ancestrali.
Transavanguardia collegata alla libertà di concetti che sfociano in fenomeni strabici od inattesi, così come brillantemente concettualizzato e tematizzato dal critico Achille Bonito Oliva, per sovrapporsi per natura anticipatoria ad altre tendenze post-moderne e nato nei primissimi anni Ottanta. Unendo transavanguardia e MARCA posso parlarvi di Enzo Cucchi, artista, pittore e scultore italiano internazionalmente rappresentativo.
Dopo esordi in ambito concettuale Cucchi approda alla figurazione, diventando uno dei principali esponenti del nucleo storico della Transavanguardia. Nelle sue opere l’artista si riappropria con sguardo visionario del mito, della storia dell’arte e della letteratura, dando vita a composizioni di grande intensità simbolica, nelle quali spesso il mondo è rappresentato come campo di battaglia tra due principi opposti, sempre interpretati con grandi effetti di profondità spaziale.
Enzo Cucchi è il protagonista al MARCA di Catanzaro per cui ha realizzato un progetto del tutto inedito, esponendo 50 opere fra dipinti, sculture e ceramiche che, all’interno di una narrazione polisemica, superano ogni distinzione di genere.
La mostra, a cura di Achille Bonito Oliva e Alberto Fiz, è stata inaugurata il 17 dicembre scorso e resterà aperta sino al 1° aprile 2012, grazie anche alla promozione della Provincia di Catanzaro con il patrocinio della Regione Calabria, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria e della Fondazione ‘Rotella’.
In realtà, la mostra è un progetto dello stesso Cucchi ove lo stesso snocciola la sua idea artistica di tempo e spazio, correlato alle opere che mostrano un mondo di folletti, di piccoli idoli magici, amuleti, spiritelli burloni e dispettosi, ovvero rappresentando anche la creazione magica di un’opera d’arte. Si scava in un territorio ancestrale e magico della creazione, folle ma pura, che nulla ha a che vedere con i territori e gli stereotipi della pop art. Vi è uno scontro tra realtà e fantasia che fa emergere una creatura ibrida che tutto contiene e che si chiama furore creativo.
Al MARCA sono esposte le visioni di Enzo Cucchi, che reinterpretano l’arte e gli artisti, come ad esempio l’esposizione di Robin Wood, che ritrae Vincent Van Gogh in un bosco, mimetizzato tra gli alberi e trasformato in vegetazione. Ci sono cattedrali sospese, personaggi inanimati, strani animali, tinti di pennellate e dipinte e modellate negli incarnati di uno stregone. Uno stregone che reinventa la realtà per condurla ad interstizi ignoti e sconosciuti da cui emergono attraverso inconfondibili segni. I segni, o forse i sogni, del Cucchi.

 

 

 

Rosaria Palladino

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