Se la Sicilia di Lombardo affonda…

“L’intelligenza è invisibile per l’uomo che non ne possiede”, amava ripetere Arthur Schopenhauer. Guardando quello che sta succedendo oggi in Sicilia non possiamo che prendere atto di un eccesso di ‘invisibilità’ nella politica e nel costume politico. C’è la politica che gioca ancora con i voti della mafia. E c’è la politica che continua a mercatenggiare consenso – ancora voti, sempre quelli – con i precari. E c’è ancora la politica che, per tenere in piedi questo sistema ormai travolto dall’aritmetica, si rifiuta categoricamente di accettare la realtà.

I fatti, i personaggi e le cose di questi ultimi giorni sembrano distinti e distanti tra loro. Ma con un po’ di fantasia non è impossibile trovare un legame, un filo che li tiene insieme. E’ vero, l’imputazione coatta per il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, disposta oggi dal Gip – con accuse gravissime – non ha nulla che vedere con la manovra economica in discussione in queste ore all’Ars. C’è, però, una domanda: la situazione finanziaria della Regione è meno grave dello scenario giudiziario che sta travolgendo lo stesso governo regionale?

Sul piano tecnico, Sala d’Ercole ha approvato un bilancio (manca solo il voto finale) che è privo delle risorse finanziarie per pagare la sanità pubblica. Questo è già successo lo scorso anno. I fatti avvenuti dal settembre dell’anno passato ad oggi sconvigliavano di ripercorerre la stessa strada. Da allora ad oggi il commissario dello Stato ha impugnato ripetutamente leggi prive di copertura finanziaria. Mentre i vertici della Corte dei Conti, proprio a proposito della sanità pubblica, hanno raccomandato alla politica siciliana di non presentare più in Aula un bilancio senza le risorse per pagare questo servizio essenziale.

Ebbene, come se nulla fosse accaduto, Lombardo e l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, incuranti degli ‘avvertimenti’, hanno presentato un bilancio privo di copertura finanziaria per la sanità. Un’opzione ‘apprezzata’ dalla commissione Bilancio e Finanze e poi approvata dall’Aula, in attesa del già citato voto finale. La politica siciliana – tutta, di maggioranza e di opposizione – sembra incurante di tutto quello che accade.

E che dire degli Ato rifiuti? Qual è la riforma varata dal governo? Al 31 dicembre 2008 il deficit degli Ato rifiuti sfiorava il miliardo e 300 milioni di euro. Oggi non si capisce. Che dire della gestione dell’acqua? Dovrebbe essere pubblica, dopo un referendum popolare che ha censurato la gestione privata. Invece, in Sicilia, i privati continuano a imperversare. Appesantendo i bilanci dei Comuni. E, di conseguenza, le ‘tasche’ dei cittadini.

Già, i Comuni siciliani. Chi se ne occupa? Ormai, nella migliore delle ipotesi, pagano gli stipendi ai dipendenti. Il resto, tutto il resto, è alla giornata. A cominciare dai servizi sociali. Che, in molti, troppi casi sono stati quasi del tutto azzerati. facendo pagare il costo della crisi finanziaria ai più deboli.

“L’intelligenza è invisibile per l’uomo che non ne possiede”. Forse in Sicilia qualcuno pensa che a Roma l’intelligenza sia “invisibile”? Qualcuno deve averlo pensato. Qualcuno ha pensato e continua a pensare che a Roma non conoscano lo stato – il vero stato – delle finanze regionali. Qualcuno ha pensato e continua a pensare che non conoscano lo stato finanziario dei Comuni, a cominciare dal Comune di Palermo. Qualcuno ha pensato e continua a pensare che non sappiano nulla degli Ato rifiuti e della gestione dell’acqua.

Ebbene, secondo noi, in Sicilia, qualcuno continua a fare male i conti. Finanziari e politici. Continuare a pensare che i ‘vasi’ non siano comunicanti significa abbandonarsi ancora all’ ‘invisibilità’. Il ‘sistema’ non sta crollando: è crollato. Quache settimana fa il ragioniere generale della Regione siciliana, Biagio Bossone, alla fine di una riunione della commissione Bilancio e Finanze dell’Ars, ha detto – questo giornale ha riportato tale dichiarazione – che la classe politica siciliana non ha sufficiente consapevolezza della gravità della situazione in cui versa la Sicilia.

Quanto sia vera tale affermazione lo dimostra il bilancio messo a punto dal governo approvato dall’Aula. Con una politica che continua a illudersi di andare avanti senza avere affrontato – non risolto, ma solo affrontato – uno solo dei nodi economici e finanziari della Regione.

Continua a non esserci una visione d’insieme. Manca, per l’appunto, la consapevolezza. Oggi il dibattito è un po’ sulla finanziaria e un po’ sulla questione giudiziaria. Sulla finanziaria si aspetta il maxi emendamento del governo che metta d’accordo tutti. Forse l’accordo si troverà (con quali soldi?), forse non si troverà. Sull’ombra della mafia che torna ad offuscare l’immagine del presidente Lombardo si procede tra principi e disquisizioni più o meno morali: Lombardo non si dimette, il Pd dice che ancora non c’è un rinvio a giudizio, Fabio Granata, esponente di spicco di Futuro e libertà, un tempo sempre pronto a sfoderare la spada contro ladri e mafiosi, per l’occasione ha indossato i panni del garantista.

Tutti – Lombardo, il Pd, Futuro e libertà e le opposizioni che fanno finta di fare opposizione – sono comunque convinti che la nottata passerà. Che il bilancio e la finanziaria passeranno. Che si continuerà a ‘coccolare’ i precari. Che i soldi per tenere in piedi tutto questo ambaradan da qualche parte verrannno fuori. E’ la solita “invisibilità” che impediscedi vedere l’iceberg che si avvicina…

 

 


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“l’intelligenza è invisibile per l’uomo che non ne possiede”, amava ripetere arthur schopenhauer. Guardando quello che sta succedendo oggi in sicilia non possiamo che prendere atto di un eccesso di ‘invisibilità’ nella politica e nel costume politico. C’è la politica che gioca ancora con i voti della mafia. E c’è la politica che continua a mercatenggiare consenso - ancora voti, sempre quelli - con i precari. E c’è ancora la politica che, per tenere in piedi questo sistema ormai travolto dall’aritmetica, si rifiuta categoricamente di accettare la realtà.

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