Sarebbe stato il rimprovero a un genitore con una macchina malamente parcheggiata a provocare la lite. Finita con una prognosi di 21 giorni e una frattura al setto nasale. È capitato questa mattina a Claudio Longo, membro della segreteria della Camera del lavoro etnea, picchiato «con atteggiamento mafioso, o paramafioso»
Scuola Vaccarini, aggredito sindacalista Cgil «Un pugno in faccia per un’auto in doppia fila»
Una prognosi di 21 giorni e una frattura al setto nasale. È quanto ha riportato Claudio Longo, membro della segreteria della Cgil di Catania, dopo una discussione finita male davanti ai cancelli della scuola Vaccarini di via Orchidea. Un diverbio nato da un’auto parcheggiata in doppia fila, proprio in coincidenza delle porte della scuola, a un orario in cui il traffico è solito intasarsi. «C’era la solita lunga coda di macchine in seconda fila – racconta Longo – e quando sono arrivato all’altezza dell’ingresso dell’istituto superiore ho abbassato il finestrino e ho chiesto al signore con la vettura messa lì davanti: “Ma perché non lasciate i ragazzi un po’ più lontani invece che proprio davanti alla scuola?”». Il risultato, dopo un breve scambio di battute, è stato un pugno in faccia per il sindacalista.
Prima di arrivare alle mani, però, la discussione ha avuto il tempo di attirare le attenzioni dei presenti. «Lui mi ha risposto “Non ci scassare… E cerca di ‘iratinni, picchì t’ammazzu», racconta Claudio Longo. Che a quel punto ha accostato ed è sceso. «”Lei come si permette?”, gli ho chiesto. Quindi è sceso pure lui e mi ha detto: “Vatinni picchì t’ammazzu, vatinni”. Il classico atteggiamento da mafioso. Anzi, paramafioso». Fino a quel momento, le parole si sarebbero mantenute tali. Sarebbe stato il crearsi di una piccola folla a cambiare le cose, secondo l’esponente etneo della Cgil. «Vista la piega che stava prendendo la situazione, mi sono girato per rientrare in macchina. Avevo mia moglie accanto e mia figlia sul sedile posteriore, non mi sembrava decoroso quello che stava capitando». Ma il suo voltarsi avrebbe coinciso con il momento in cui l’altro uomo gli avrebbe sferrato un pugno al viso. «Ha anche avuto il tempo di sistemare l’anello, perché tutte queste escoriazioni non vengono causate dalle nocche delle mani».
A quel punto, Claudio Longo – secondo il suo racconto – rientra nell’automobile e porta via moglie e figlia. «Dopo averle lasciate una a lavoro e l’altra a scuola, sono tornato al Vaccarini. Ho trovato una volante di polizia». Che era stata chiamata dal personale scolastico. «Ho chiesto di sapere il nome del padre del ragazzo, ma non lo conoscevano». Versione confermata ufficialmente dalla scuola Vaccarini. «Sono uscito perché ho sentito delle urla e mi sono preoccupato di accertarmi in primo luogo che non ci fossero ragazzi in mezzo», racconta Fabio Gambera, uno degli insegnanti. «Ma con tutta quella confusione la prima preoccupazione è stata tentare di evitare che la discussione si trasformasse in qualcosa di più grave. Qualunque cittadino avrebbe fatto lo stesso, voglio sperare». Dopo il verbale compilato dalle forze dell’ordine, però, la storia si sposta al pronto soccorso dell‘ospedale Vittorio Emanuele. Dove Longo va a farsi visitare.
«Ero lì con alcuni colleghi, perché nel frattempo ero riuscito a passare dalla Cgil. Mentre aspettavo il mio turno, è arrivato il signore che mi aveva aggredito». Quest’ultimo, però, si sarebbe limitato a osservarlo. Senza dirgli niente. «Mi guardava e basta. A Catania di pronto soccorso non ce n’è uno soltanto, non so come abbia fatto a trovarmi. Forse li stava girando per cercami, magari ha avuto paura che lo denunciassi e mi cercava per quello, però poi ci ha ripensato». In ogni caso, la denuncia dovrà partire d’ufficio da parte dell’ospedale, considerata la prognosi di 21 giorni. «Ma arriverà anche la mia. Sto andando in questura proprio in questo momento».