Scuola in bici, 250 mezzi abbandonati «Mancano assicurazioni e manutenzione»

Un milione di euro per 250 bici elettriche – 150 a pedale e 100 a pedalata assistita – da affidare a 22 scuole etnee. Dai centrali licei Vaccarini e Lombardo Radice al periferico istituto industriale Marconi. E’ il progetto comunale tecnologico Scuola in bici – con colonnine intelligenti, smart card e report in tempo reale dei dati di utilizzo, almeno nelle intenzioni – partito nel 2010 sotto l’amministrazione di Raffaele Stancanelli e finanziato dal ministero dell’Ambiente per incentivare la mobilità sostenibile tra studenti, docenti e personale. Un’idea che però ha subito mostrato diversi limiti: assicurazioni mai arrivate o, in certi casi, inutilizzabili perché non previste oltre il limite della Circonvallazione etnea. In tre anni, solo poche scuole hanno davvero utilizzato i mezzi. E adesso hanno smesso: in attesa delle nuove assicurazioni o dei manutentori. La gran parte delle bici è rimasta sotto il sole e la pioggia degli istituti catanesi, nel migliore dei casi chiusa in un’aula e in perfette condizioni. Mai utilizzate nonostante le – comunque poche – richieste.

«Ho voluto lanciare un grido d’allarme come cittadino e amante delle bici, indignato per tanto spreco, che rappresenta un’offesa a chi ha sincera voglia di utilizzare la bici come mezzo di locomozione alternativo – commenta a titolo personale Giovanni Fodale, consigliere comunale Pd che ha inviato a CTzen gli scatti dei mezzi abbandonati nel cortile del Convitto Cutelli – A guardarle così, queste bici, si potrebbe ancora recuperarle. Almeno cinque su dieci si potrebbero riutilizzare mettendole a disposizione di chi le volesse usare». «Per quel che ne sappiamo noi, le bici sono state consegnate e la responsabilità è dei presidi che le hanno in consegna – risponde brevemente il nuovo assessore all’Ambiente del Comune etneo Saro D’Agata – So che in alcuni istituti vengono utilizzate, anche se in giro non ne ho viste molte». Ma il racconto dei dirigenti scolastici è in parte diverso.

«Qui sono sempre mancate le assicurazioni – racconta Giuseppe Sciuto, docente a capo del Convitto Cutelli – Anche l’anno scorso, insieme ad altre scuole nella stessa situazione, abbiamo cercato di riattivare il progetto. Sono venuti i manutentori da una città del Nord, forse Torino, e hanno visto le bici. Tutte da sistemare, forse da riacquistare. Stanno lì da anni e non sono mai state utilizzate per l’incapacità dell’amministrazione comunale». Una decina di mezzi, attaccata alle tecnologiche colonnine, fa bella mostra di sé sia con il sole che con la pioggia. «Così quei totem sono solo un pericolo, quanto prima devo farli coprire – conclude Sciuto – Il loro destino? Pare che il progetto sia stato abbandonato, ma si tratta di un classico si dice italiano, a me non è arrivata nessuna comunicazione. Dicono che noi presidi dovremmo donarle ai ragazzi con un sorteggio».

Ferme e inutilizzate allo stesso modo, ma almeno in buone condizioni sono le bici installate al liceo artistico Lazzaro, istituto professionale Olivetti ai tempi del bando comunale. Lì i mezzi sono stati stipati in un locale interno. Così come all’istituto tecnico industriale Marconi. «Le nostre bici sono in condizioni perfette e messe dentro una stanza. Non c’è la possibilità di usarle perché chi ha studiato il progetto non si è curato degli aspetti di base – commenta Ugo Pirrone, preside del Marconi – L’assicurazione infatti non copre i tragitti lungo la circonvallazione di Catania. Come dovrebbe arrivare da noi (in via Vescovo Maurizio, ndr) uno studente che sta in viale Vittorio Veneto?». Impossibile per chi proviene dal centro città così come per chi sta appena fuori raggiungere con le bici comunali la scuola: a due passi da via Nuovalucello che si estende tra i Comuni di Catania e Tremestieri, a un passo da San Gregorio. Perché nel regolamento è prevista la circolazione nel solo territorio etneo. Un problema comune a diverse scuole delle 22 inserite nel progetto, non tutte entro il limite della Circonvallazione.

Più ci si avvicina al centro, più la situazione migliora. «Qui ne abbiamo una quindicina e fino allo scorso anno le abbiamo concesse in uso – racconta Pietrina Paladino, preside del liceo Lombardo Radice – Adesso non più perché ci sono dei guasti, alcune vanno ricaricate e aspettiamo che arrivino i manutentori». Tra le poche scuole dove il progetto ha funzionato, il bilancio dell’istituto non è comunque positivo. «Tutto sommato non abbiamo ricevuto una grande richiesta – continua Paladino – Giusto da qualche collaboratore scolastico. I ragazzi vogliono la moto», scherza la dirigente. Che torna subito seria per una nota personale: «E’ bello avere le bici, ma senza piste ciclabili questi mezzi sono più un pericolo». Servizio sospeso anche al liceo Vaccarini per il mancato rinnovo della copertura assicurativa da parte del Comune etneo. «Tutto questo dimostra il fatto che siamo un Paese schiavo della burocrazia – conclude Giovanni Fodale – Se fosse stata un’iniziativa promossa da un privato, probabilmente adesso funzionerebbe».


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Era il 2010 e l'amministrazione di Raffaele Stancanelli donava a 22 istituti etnei centinaia di bici elettriche costate un milione di euro con un finanziamento del ministero dell'Ambiente. Ma l'iniziativa, da subito, parte solo in poche scuole per gli errori di progettazione e la burocrazia. Oggi, dopo tre anni, i mezzi sono chiusi nei ripostigli o sotto il sole e la pioggia nei cortili. «Noi sappiamo che la responsabilità è dei presidi che le hanno in consegna», dice il nuovo assessore etneo all'Ambiente Saro D'Agata. Ma i dirigenti raccontano un'altra storia. Guarda le foto

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