Scuola, il registro elettronico nato sull’Etna «I genitori avranno i figli a portata di app»

Il ministero della Pubblica istruzione lo ha già stabilito: gli obsoleti registri cartacei non verranno più utilizzati nelle scuole pubbliche. Ma la grande rivoluzione della «dematerializzazione delle attività delle segreterie scolastiche», è ancora in fase sperimentale: pur esistendo l’obbligatorietà, «non avendo attivato sanzioni per chi non lo applica, di fatto è una scelta delle scuole». A spiegarlo è Dario Zappalà, trentenne ingegnere informatico, creatore insieme ai soci coetanei Claudio Sichili e Daniel Indelicato di una startup che si chiama Darwin Technolgies. Ha sede alle pendici dell’Etna, a San Giovanni La Punta, ed è stata fondata a febbraio. A luglio hanno creato il registro elettronico Omnia, portando a casa un grande risultato: inserirsi con successo in un settore, quello dei gestionali, dominato da poche aziende, veri colossi del settore. «Fino a due anni fa c’era il predominio nei software scolastici delle società Argo Software e Axios. Noi siamo riusciti ad accreditarci ed entrare nell’elenco fornitori ufficiali del Miur», spiega Dario, che racconta anche delle difficoltà burocratiche. «In teoria, tutto si fa tramite un modulo online da compilare, al quale dovrebbero seguire in automatico i controlli. In realtà ho dovuto fare più di un viaggio a Roma per vedere a che punto era la pratica. Ma ci siamo riusciti», dice con soddisfazione.

Basato su un sistema cloud, totalmente gestibile online, da qualunque postazione, il registro dei tre giovani ingegneri catanesi risponde quindi a tutte le specifiche del Miur, con una interfaccia che si adatta senza difficoltà a pc, tablet, smartphone. Sincronizzato con il sistema Sidi, il portale di gestione ministeriale, permette a fine di ogni quadrimestre la facile stesura delle pagelle elettroniche e il riporto costante delle frequenze, con relative statistiche. La concorrenza, però, ha un vantaggio competitivo non indifferente: molte scuole usano i software delle aziende principali da anni. E la diffidenza, da parte degli istituti, verso i nuovi arrivati non è sempre facile da superare. «Per chi lavora in segreteria è importante che l’interfaccia sia simile agli altri software gestionali. Che comunque darebbero problemi di importazione», spiega a proposito Franco, responsabile da molti anni della gestione informativa di un liceo della provincia.

Tuttavia la giovane azienda etnea è riuscita già «ad attivare oltre 800 registri in tutta Italia», ribadisce Claudio Sichili. Che, da tecnico, smonta le reticenze. «Il nostro database è completamente esportabile e gestibile da software di terze parti, qualora la scuola decida di cambiare fornitore. Del resto è quello che prevedono le specifiche del ministero. Quello della non portabilità è un po’ una scusa», afferma il giovane ingegnere. Un pericolo per la proprietà intellettuale? «No», è la secca risposta, perché «noi forniamo un servizio, se piace il nostro software con la nostra interfaccia le segreterie continueranno a usarlo. Altrimenti potranno cambiarlo facilmente, come prevede il libero mercato», prosegue Sichili. Come a dire che il software chiuso non è più una garanzia, conta molto di più il continuo aggiornamento e la facilità d’uso. Tanto che il futuro sembra già ben delineato per i fondatori di Darwin: si punterà alle app iOs e Android, rivolte a genitori e studenti.

«La nostra è una applicazione web, con una interfaccia particolarmente curata rispetto alla concorrenza. Sarebbe bello avere una notifica push sul cellulare del genitore al momento dell’assenza, o una app social per i ragazzi che permetta di condividere appunti, centralizzati con il software scolastico, in un ambiente social», spiega ancora Claudio. «Dai primi test su due scuole campione, abbiamo visto che i genitori hanno tanta voglia di sapere cosa fanno i propri figli – continua Zappalà – Tanto che solo in uno degli istituti, l’aeronautico Ferrarin, mamme e papà hanno già fatto circa 13mila accessi al sito». Del resto la comunicazione elettronica con le famiglie è uno dei requisiti previsti dal ministero, e «resta da vedere se a un maggior controllo corrisponda poi un miglioramento del rendimento. Ma avremo il dettaglio a fine anno, soprattutto dai circa trenta istituti del Catanese che ci hanno scelto. Paradossalmente non avere una obbligatorietà di fatto ci sta permettendo di testare e migliorare il software con più tranquillità», conclude Zappalà.

Soddisfatti e pronti a sfidare chiunque con il proprio prodotto, la maggiore difficoltà per i giovani imprenditori resta comunque farsi conoscere. «Ci siamo affidati da subito ad un rappresentante di libri con molte conoscenze a Milano, Bologna, Roma, Bari e Puglia. E lui ha proposto a diversi istituti di testare il prodotto con registri di prova – continua Sichili – Attualmente, su 800, sono circa 600 quelli costantemente aggiornati». E, considerato che in Italia le scuole pubbliche sono 9200, i giovani ingegneri hanno grandi ambizioni.

Leandro Perrotta

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