Il nipote di Giorgio Occhipinti, imprenditore 74enne, si è incatenato per protestare contro quella che ritiene un'ingiustizia. Nonostante l'uomo abbia avuto l'ok al piano di sovraindebitamento, ieri per la terza volta ha rischiato di essere messo fuori casa
Scicli, paga rate ai creditori ma rischia lo sfratto Legale: «Caso unico, piano approvato da tribunale»
Era previsto per ieri mattina l’arrivo dell’ufficiale giudiziario nella proprietà del signor Giorgio Occhipinti, 74 anni, la cui azienda, che si trova vicino Sampieri, precisamente in contrada Guarneri, a Scicli, è stata venduta all’asta. Ma il nipote dell’uomo ha deciso di incatenarsi al cancello per evitare che lo sfratto potesse avvenire. Insieme a lui, anche i Forconi.
Quanto registrato ieri nella cittadina del Ragusano è l’ennesima vicenda che tira in ballo la gestione delle aste giudiziarie. Occhipinti sarebbe anche vittima di quello che potrebbe essere un errore giudiziario senza precedenti: sta pagando le rate del rientro ai creditori pur avendo perduto ogni suo bene. La domanda che si pongono i familiari è: com’è possibile che sia stato approvato il piano e si autorizza comunque lo sfratto?
Il gesto di protesta Giovanni Occhipinti, nipote del 74enne, ha portato a un rinvio dello sfratto in una vicenda che sta assumendo le caratteristiche di una telenovela. Si tratta del terzo. A sentirsi vittime di un’ingiustizia sono però anche gli acquirenti che circa due anni fa hanno comprato all’asta la proprietà di contrada Guarnieri. Con il provvedimento del giudice in mano, reclamano il diritto an entrare in possesso. Dal canto suo Occhipinti si ritrova con l’omologazione del piano di sovraindebitamento accettato dal 97,5 percento dei creditori. «Ho deciso di legarmi a questo cancello– ha spiegato il nipote – perché ritengo che mio zio stia subendo una grave ingiustizia da parte dello Stato. Il giudice deve dirci cosa dobbiamo fare: pagare i debiti o lasciare la proprietà».
L’imprenditore 74enne nei giorni scorsi ha inviato una lettera alla procura, dichiarando di essere pronto a un gesto estremo pur di salvare la proprietà acquisita nel 1967. Quaranta ettari, oltre a terreni e capannoni, dove si trova anche la sua abitazione. «Siamo di fronte a un caso unico in Italia – dice il legale dell’uomo, l’avvocato Giorgio Danilo Giannone -. Il mio cliente ha già pagato alcune rate del piano di sovraindebitamento e, a gennaio, dovrà pagare la prossima, perché sfrattarlo?»