Schifani torna all’Ars dopo quasi tre mesi per riferire sugli incendi e accusa criminalità e Comuni

«Viene in mente il titolo di un film di Claudio Bisio: Bentornato presidente». La sintesi è di Nello Dipasquale, deputato regionale del Partito democratico e rende l’idea dell’atmosfera all’Assemblea regionale siciliana per il ritorno in Aula di Renato Schifani, che oltre a essere presidente della Regione è anche deputato, a 84 giorni esatti dall’ultima volta. Schifani che evita con sapienza la stampa anche nei corridoi nel palazzo e fogli alla mano spiega cosa è successo nella lunga estate caldissima siciliana. Parla degli interventi fatti, delle difficoltà incontrate, snocciola percentuali su percentuali e parla dei buoni rapporti col governo nazionale e delle pene inasprite nei confronti di chi gli incendi li appicca e li appicca non solo ai boschi.

Schifani parla di «Lotta alla criminalità incendiaria, che va condotta coinvolgendo tutte le componenti istituzionali dell’antincendio, delle forze dell’ordine e della pubblica amministrazione» perché «siamo di fronte a un’emergenza senza precedenti». Parla anche delle colpe dei Comuni, obbligati a «redigere un catasto degli incendi entro il 31 luglio di ogni anno», obbligo puntualmente disatteso, con la necessità quest’anno di commissariare per la redazione dei piani 127 enti. E ancora: «È necessario obbligare i Comuni e le province – dice il presidente – affinché destinino il tre per cento dei loro bilanci per attività di prevenzione incendi, pulizia e diserbazione». Poi annuncia: «Possiamo dire che la campagna antincendio per il prossimo anno è già iniziata attraverso il potenziamento del corpo forestale, l’efficientamento delle risorse umane con una centrale operativa unica regionale, il coinvolgimento attivo dei Comuni, con pene pecuniarie per chi non redige il catasto degli incendi, delle campagne di sensibilizzazioni e l’utilizzo di nuove tecnologie». 

Parole che non sono sufficienti a convincere quanto meno l’opposizione di sala d’Ercole, in un clima di polemica per la contingentazione del tempo degli interventi. «Mi sembra di vivere in un mondo parallelo, dove gli incendi non avvengono per la responsabilità di questo governo e del governo precedente, ma per effetto dei cambiamenti climatici e dalla scarsa attività dei Comuni», dice il deputato Dem trapanese Dario Safina. Il discorso del presidente conclude con il ringraziamento di tutti i ministri intervenuti nel contrasto agli incendi, da quello dell’Interno a quello dell’Agricoltura. Tutti tranne uno. «Ha dimenticato il ministro della Protezione civile», ricorda Antonello Cracolici, quel Nello Musumeci che di Schifani è stato predecessore e che spesso viene nominato durante la seduta.

«Lei è fuggito di fronte a un’emergenza incendi che non ha precedenti – dice ancora Cracolici – L’87 per cento degli incendi del Mezzogiorno d’Italia si è verificata nella nostra regione, con un governo che nel silenzio non riusciva a dare un senso di speranza e di reazione al sentimento diffuso di larga parte del popolo siciliano, che si è trovata da sola, con mezzi di soccorso che il più delle volte non riuscivano a fare fronte alle tante richieste di intervento. In questa condizione il governo è apparso silente non per quello che stava facendo, ma silente perché non aveva nulla da dire». Critico anche Gianfranco Micciché, del gruppo misto: «A noi di chi è la colpa degli incendi interessa poco. Se sono dolosi è compito della magistratura, delle forze dell’ordine occuparsene. Noi vogliamo sapere come vengono spenti. Lei parla di 49 droni, erano 50, ma cosa vuole che siano 50 droni? cinquemila ce ne vogliono. Con il passato presidente siamo andati a trovare gli uomini di Google, che per due lire ci offrivano un servizio di monitoraggio attraverso Google Earth e non so per quale motivo non sia andato in porto. Per il reto tutto quello che ha elencato è una somma di inutilità assolute». Tante le polemiche che si sono susseguite, nonostante i pochi minuti concessi agli interventi.

Schifani ascolta e non guarda nessuno, neanche Ismaele La Vardera (Sud chiama Nord) che annuncia la presenza di una «superfonte segreta» che gli ha rivelato che «gli incendiari agiscono soprattutto tra le 12 e le 14 e non in punti e in giorni casuali, ma assolutamente prevedibili, perché strategici e in giornate di straordinario calore e vento». Una gola profonda che si rivela alla fine essere «il sito della Regione siciliana. Perché è tutto scritto sul vostro piano antincendio, pubblicato a giugno» dice il deputato, che si chiede come mai il governo non segua le sue stesse prescrizioni e infine chiede persino le dimissioni di Renato Schifani. Schifani che prende la parola alla fine degli interventi e cerca di schivare le polemiche e di rispondere a tutti. «Se non sono venuti in Aula – dice – non è per sfuggire alle critiche, ci sono abituato. È perché ho preferito occuparmi in prima persona dell’emergenza. Chiedere scusa? Lo farò, ma solo se avrò fallito».


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