«In politica come nella vita esistono gli imprevisti che restituiscono, immediatamente, il giusto valore alle cose». Nessuna strategia alla base del passo indietro di Emiliano Abramo. Il presidente della comunità di Sant’Egidio che, appena quattro giorni fa, era stato indicato ufficialmente come il candidato a sindaco per le elezioni comunali di maggio a Catania del campo largo progressista – M5s, Pd, Sinistra italiana ed Europa verde – e che ieri ha annunciato di rinunciare per seri «motivi personali e familiari». Un imprevisto – come viene chiamato nella nota inviata dal segretario regionale del Partito democratico Anthony Barbagallo e dalla segretaria provinciale dei democratici Maria Grazia Leone – che fa ricominciare il totonomi all’interno del fronte progressista, dove trovare l’unità non era già stato semplice. E, adesso, bisogna ripartire. Anche se non proprio da zero. A tornare sul tavolo, con il tempo che stringe e altri (leggi Enzo Bianco e il patto della pedana con Giancarlo Cancelleri) già in piena campagna elettorale da tempo, sono nomi non nuovi e già sentiti.
Il primo che potrebbe tramontare ancora prima di sorgere è quello del candidato accademico Maurizio Caserta. Il docente di Economia all’Università di Catania, che nel 2013 aveva deciso di scendere in campo con l’ambizione di occupare la poltrona più importante di Palazzo degli elefanti, si sarebbe infatti già tirato indietro declinando l’offerta. Offerta che non è ancora stata ufficialmente fatta, nonostante il suo nome e cognome circolino da tempo nell’ambiente, a Niccolò Notarbartolo. Già consigliere comunale, è stato presente a tutti gli incontri dei tavoli tematici progressisti «ma mai a quelli di discussioni a livello politico – dichiara a MeridioNews – In questo momento, sopra ogni cosa – sottolinea – sono dispiaciuto e vicino ad Abramo. So che il mio ha girato tra gli altri e che ci sarebbe anche una parziale sintesi». Parziale perché ci sarebbe una sorta di veto che arriverebbe direttamente dal segretario regionale del Pd. «Il fronte progressista resta compatto – ci tenendo a chiarire Barbagallo e Leone – e ha messo a disposizione della città un patrimonio che non possiamo permetterci di sprecare».
E, intanto, dal Movimento cinque stelle arriva una soluzione anti-spreco. Abramo candidato sarebbe stato affiancato da una vice espressione dei pentastellati. L’ex ministra del Lavoro e delle Politiche sociali Nunzia Catalfo che, adesso, potrebbe diventare il nome da spendere per concorrere a diventare la prima cittadina etnea. Su di lei penderebbe, però, il vincolo del terzo mandato. Ma, c’è un ma. «Se a proporre il suo nome fosse il Partito democratico – sembra suggerire a MeridioNews il referente regionale del M5s Nuccio Di Paola – sarebbe un gesto importante di sintesi e unione mai visto prima». Non che questo scioglierebbe il vincolo. A meno che Catalfo non decidesse, sempre per amore di questa unità, di rischiare presentandosi senza il simbolo del Movimento. «Altrimenti – aggiunge Di Paola in ottica conciliante – si individua un altro nome, continuando a fare sempre un ragionamento di squadra perché abbiamo il dovere di offrire un’alternativa unitaria in una città per troppo tempo malgestita e abbandonata dal centrodestra». Alternativa che potrebbe convergere sul nome di Graziano Bonaccorsi, attivissimo consigliere comunale di opposizione.
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