Scandalo Formazione a Messina: nuovi sequestri per la parentopoli di Genovese e Capone

LA NOTIZIA L’HA LANCIATA IL QUOTIDIANO TEMPOSTRETTO. IL PROVVEDIMENTO DISPOSTO DALLA MAGISTRATURA ‘CONGELA’ I BENI NEL CASO IN CUI GLI IMPUTATI DOVESSERO ESSERE CONDANNATI AL RISARCIMENTO

La notizia l’ha lanciata il quotidiano on line tempostretto: gli uomini della Guardia di Finanza starebbero eseguendo un nuovo sequestro di beni a carico di alcuni dei protagonisti dello scandalo che ha colpito il mondo della Formazione professionale di Messina.

IN particolare, sotto la lente di ingrandimento degli uomini delle Fiamme Gialle sarebbero finiti alcuni esponenti degli enti Aram e Lumen.

Ovvero: l’ex consigliere comunale del PD, Elio Sauta, e la moglie Graziella Feliciotto; la moglie e la cognata del deputato nazionale del PD, Francantonio Genovese, ossia Chiara ed Elena Schiró; l’ex tesoriera del Partito, Concetta Cannavó; e, ancora, Nicola Bartolone, Giuseppe Lo Presti e Giuseppe Caliri. Sequestrati anche i conti correnti di Natale Capone, fratello dell’ex assessore Melino Capone e dirigente dell’Ancol.

Il provvedimento è stato firmato dal Gip, Giovanni De Marco. Il provvedimento, scrive tempostretto, “è una sorta di estensione di quello disposto a luglio, quando in 10 furono arrestati”. Un provvedimento “per equivalente”, che riguarda beni anche diversi da quelli precedentemente indicati, fino ad arrivare a circa tre milioni di euro, la somma che, secondo i magistrati, sarebbe stata illecitamente intascata.

L’iniziativa della magistratura ‘congela’ i beni degli indagati per consentire allo Stato, laddove dovessero essere riconosciuti colpevoli, di riprendersi quanto illecitamente introitato.

La scorsa estate, quando è scoppiato il ‘caso’ formazione a Messina, gli uomini della Guardia di Finanza non erano riusciti a trovare tutto quello che cercavano tra conti correnti e beni immobili di proprietà degli indagati. Così sono tornati per completare l’operazione di sequestro.

Per Sauta un sequestro record: oltre 900 mila euro. A quello che, secondo gli inquirenti, è considerato la “mente” insieme a Melino Capone, la magistratura ha sequestrato persino un agrumeto.

Per Chiara Schirò il sequestro riguarda titoli e immobili per poco più di 300 mila euro.


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