Daniela Santanché riciccia con la vecchia idea del glamping (glamour camping) sull’Etna. Ricordo bene questa idea perché la presentò anni fa (la Santanché è una signora, dunque diciamo pochi anni fa) durante una festa di compleanno di Ignazio La Russa a Ragalna, intorno alla piscina a forma di ostrica che a me sembrava a forma di cozza, ma sono punti di vista personali. Diciamo soltanto che il glamping sull’Etna è una di quelle geniali trovate che, passati un po’ di anni, tornano a fare notizia: io, il glamping sull’Etna lanciato dalla Santanchè, lo ricordo molto bene, perché fu il mio primo pezzo ripreso da Dagospia, e quindi ci sono particolarmente affezionato, a questa idea leopardata appanterata della tenda uacciuari sul vulcano attivo. Però chiedo: datosi che l’idea è – non dico antica perché la Santanchè è giovane – ma diciamo già sentita, come mai nessuno si è dato da fare?
La verità, che noi siciliani, e soprattutto siciliani etnei, conosciamo è che il parco dell’Etna è talmente vincolato da lacci e lacciuoli, che l’unica cosa che puoi fare è tirare su una casa abusiva e sperare nel condono.
Attenzione: io sono un anziano aristocratico di antichissima famiglia nobile, e quindi rurale, agricola, quando eravamo nobili noi la gente non campeggiava, abitava in campagna sotto i teloni, e sarà la memoria del sangue ma sono per il campeggio libero, magari una casetta della guardia forestale (sa, la Santanchè, quante guardie forestali abbiamo in Sicilia, manco fossimo nella giungla) alla quale avvertire dove si monta la tenda e per quando. Io, inoltre, campeggio spesso, sono un waldeniano, se si sa cosa significa, e persino un prepper o un survivalista, e ho visto tende glamour tirate su dal niente con tappeti, spazi meditativi, angoli bar, dance floor con dj, il tutto attaccato alla batterie dell’automobile. Questo per dire che chi vuole glampare glampa da sé, senza bisogno del maculato graffiante o del bianco a uso deserto imposto dall’alto, e che ci sono molti che appena sentono glamping vomitano: ci sono agriturismi a cinquestelle, qui in Sicilia, che senso ha dormire in una tenda per chi vuole il lusso?
Capisco ovviamente il ragionamento della Santanché, ci sono i vincoli del parco dell’Etna, con le strutture mobili le superiamo: ci provi. Vedrà che sono vincoli deliranti. E in ogni caso, Le sembra giusto che per campeggiare sul VULCANO ATTIVO PIU’ GRANDE DEL MONDO ci voglia un animalier con lounge e angolo crostaceo e magnum sciabolato? Queste minchiatone le puoi fare ovunque, ad esempio nei locali del suo ex socio Briatore.
Lasciamo l’Etna esplodere nella sua potenza evocante senza farla sembrara una cougar appanterata e graffiosa in cerca di un tremore vulcanico brividoso. Mi riferisco, ovviamente, al vulcano. Non all’idea, che trovo, ma è un gusto personale, semplicemente noiosa.
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