Da 293,8 a 237,4 milioni di euro. Sono queste le cifre che descrivono il decremento del valore economico delle prestazioni sanitarie di cui hanno usufruito i cittadini siciliani tra il 2019 e il 2021. Lo scarto – pari a oltre 56 milioni – è descritto nell’analisi della mobilità passiva ospedaliera 2021, realizzata da Kpmg e presentato oggi dall’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza. Gli indici presi in considerazione riguardano diverse tipi di prestazioni: ricoveri ordinari e day hospital, specialistica ambulatoriale, somministrazione diretta di farmaci, farmaceutica, medicina di base, trasporti con ambulanza o elisoccorso e cure termali. Il confronto tra 2021 e 2019 non tiene conto del 2020, l’anno più caldo per la diffusione del Covid che inevitabilmente ha ristretto le possibilità per i cittadini di pianificare trasferte fuori regione.
«I dati dell’analisi di Kpmg – spiega Razza – sono molto positivi, senza dubbio i numeri dimostrano che non siamo al livello di quattro anni fa e che dobbiamo proseguire su questa strada senza cullarci sui risultati raggiunti, ma non possiamo ancora dire di essere del tutto soddisfatti. Se i siciliani sono tornati ad avere fiducia nei confronti della sanità siciliana, il nostro sforzo deve essere doppio: ancora oggi le liste d’attesa sono lunghe e con tempi in qualche caso inaccettabili. La qualità assistenziale, inoltre, deve essere la stessa in tutte le nove province dell’Isola. Continuiamo a lavorare per raggiungere questi obiettivi».
Dal report emerge che il 66 per cento della mobilità sanitaria passiva riguarda i ricoveri ospedalieri e day hospital. Le prime tre regioni che ricevono pazienti dalla Sicilia sono Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Nella prima, tra il 2019 e il 2021, i casi sono passati da 15.476 e 9710. In totale nel 2021 sono stati 33.793 i ricoveri fuori regione per un valore economico complessivo di quasi 157 milioni e mezzo di euro. Tre anni fa, invece, erano stati 45.756 per un ammontare di 207 milioni e 202 mila euro. Al capitolo riabilitazioni, si passa da 3009 casi nel 2019 ai 1759 del 2021. «Offrire ai siciliani un servizio sanitario efficiente – commenta il presidente della Regione Nello Musumeci – è il chiodo fisso che ci accompagna da cinque anni. La netta riduzione del ricorso alle cure fuori dalla nostra regione è un primo segnale confortante, anche se va preso in considerazione l’impatto del Covid. Stiamo investendo oltre un miliardo di euro, in tutta l’Isola, per realizzare nuove e moderne strutture, adeguare reparti ospedalieri, potenziare i Pronto soccorso, acquistare moderne attrezzature mediche e dare ai nostri concittadini un’assistenza che non ha nulla da invidiare alle altre regioni italiane. Un percorso difficile, certo, ma ormai avviato e che intendiamo portare avanti». Per quanto riguarda la divisione delle singole province, nel 2021 si rivolgono meno agli ospedali di altre regioni i residenti nelle province di Palermo (il 5%) e di Catania (5%). Seguono Siracusa (6%), Enna (6%), Ragusa (8%), Caltanissetta (8%), Messina (8%). Le province in cui si va di più a farsi curare fuori sono quelle di Agrigento (9%) e Trapani (11%).
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