Sanità, lo strano caso dei commissari Decreto Madia applicato solo a Catania

Già la proroga è discutibile. Perché la legge regionale 8 del 2014 (che non ha abolito le Province regionali, ma solo il presidente e i consigli provinciali) non prevede la possibilità di prorogare i commissari delle stesse Province. Ma la proroga – o qualcosa che gli somiglia – per i nove commissari delle nove Province della Sicilia, è arrivata lo stesso. Ed è un rinvio strano come fatto amministrativo in sé. Nonché molto discutibile, perché ben quattro di questi commissari ai quali è stato prorogato l’incarico sono dirigenti in pensione che, a norma del decreto Madia, non possono essere nominati in strutture amministrative apicali.

La questione non è così complicata. Proviamo a illustrare come stanno le cose. Le Province regionali non sono ancora state abolite. La legge regionale sulle Province è stata lasciata a metà. Sono stati istituiti i consorzi di Comuni, che non hanno avuto molto successo e sono state istituite tre aree – città metropolitane (Palermo, Catania e Messina). Ma non sono state assegnate le funzioni, né le modalità con le quali si dovrebbero costituire gli organi, perché si attendeva la legge nazionale.

In attesa del completamento legislativo con una successiva norma regionale, le nove Province siciliane sono state commissariate. Gli effetti di questa legge scadono il prossimo 31 ottobre. La proroga non è prevista. Si potrebbe approvare una nuova legge o emettere un provvedimento amministrativo che si dovrebbe richiamare all’articolo 145 dell’Ordinamento regionale degli enti locali (Orel). Si dovrebbe trattare, in questo caso, di un atto nuovo e non di proroghe. Noi non conosciamo il merito amministrativo di questi atti che hanno autorizzato i nove commissari a rimanere in carica dopo il 31 ottobre. Ipotizziamo che si richiameranno all’articolo 145 dell’Orel. Perché altrimenti sarebbe un bel pasticcio.

C’è poi un altro aspetto: quattro delle nove nomine sono illegittime. Perché il Decreto Madia – che in Sicilia è già stato applicato – vieta ai dirigenti in pensione di ricoprire incarichi apicali. È il famoso vincolo che ha impedito a Paolo Cantaro e Angelo Pellicanò, rispettivamente direttore generale del Policlinico universitario e direttore generale del Cannizzaro, di andare a dirigere le due importanti strutture sanitarie pubbliche catanesi. Incredibilmente, però, quattro pensionati sono stati confermati commissari delle Province regionali di Palermo, Agrigento, Ragusa e Siracusa. Si tratta di Domenico Tucci, generale in pensione, confermato alla Provincia regionale di Palermo. Benito Infurnari, già segretario generale delle Province di Palermo e Messina, confermato alla Provincia di Agrigento. Di Carmela Floreno, prefetto, confermato commissario alla Provincia di Ragusa. E di Mario Ortello, ufficiale della Guardia di finanza in pensione, confermato commissario alla Provincia di Siracusa.

A questo punto viene fuori l’inghippo: il governo regionale ha applicato senza tentennamenti il decreto Madia ai dottori Cantaro e Pellicanò, perché dirigenti in pensione e, in quanto tali, non idonei ad accedere alle cariche di vertice. Ricordiamo – per precisione di cronaca – che la giunta regionale ha nominato Cantaro e Pellicanò prima che entrasse in vigore il Decreto Madia. Ma siccome lo stesso Governo regionale non ha fatto firmare i contratti, lasciando entrare in vigore la norma, i due sono rimasti fuori. Dopo di che lo stesso Governo regionale ha nominato ai vertici di quattro Province regionali ben quattro pensionati. Da qui una domanda: in Sicilia il decreto Madia si applica solo a Catania?


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Dopo la mancata nomina da parte della Regione di Cantaro e Pellicanò ai vertici del Policlinico universitario e del Cannizzaro, seguendo la norma che impedisce ai dirigenti in pensione di essere riconfermati, la stessa Regione siciliana mantiene inspiegabilmente quattro pensionati nei ruoli di commissario delle province di Palermo, Agrigento, Ragusa e Siracusa. Perché in Sicilia la norma è stata applicata solo a Catania?

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