San Marco, duemila cartoline a Musumeci per l’apertura «Per l’ospedale scriviamo a lui, non solo a Babbo Natale»

«Caro presidente, oltre a Babbo Natale scrivo anche a lei per avere il pronto soccorso dell’ospedale San Marco». È questo il messaggio prestampato sulle oltre duemila cartoline da recapitare al presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci (in piazza Indipendenza, 21 a Palermo). La firma in calce in originale è di ognuno dei duemila cittadini che hanno voluto contribuire all’iniziativa messa in campo dalla Rete Piattaforma Librino e dalla Rete Sociale Librino, dopo la manifestazione di protesta di novembre.

Una tradizione oramai superata dalla tecnologia che torna in voga per arrivare al presidente Musumeci che «non è un personaggio immaginario a cui chiedere doni ma il garante dei nostri diritti di cittadini e il primo responsabile della Sanità nella nostra Regione autonoma a cui ricordiamo – dicono – che, a circa un mese dalla chiusura del pronto soccorso dell’ospedale Vittorio Emanuele, le notizie di sovraffollamento del Garibaldi, unico pronto soccorso rimasto in centro, hanno confermato le nostre paure: una gran parte della popolazione di Catania Sud è lontana dai servizi di assistenza di emergenza».

Anche alla luce di questo, il pronto soccorso del San Marco diventa fondamentale «ma – lamentano – sembra sparito dai programmi regionali: l’assessore alla Sanità Ruggero Razza ha parlato di un trasferimento dei reparti infantili dal Santo Bambino entro febbraio facendo riferimento a una paradossale accelerazione sui tempi per una struttura ospedaliera di cui si annuncia l’apertura ogni anno ormai da un lustro. Dalle parole di Razza, inoltre, sono previsti dei generici traslochi dei reparti che sono rimasti nel vecchio ospedale Santa Marta e al Vittorio Emanuele, senza dire quali saranno questi reparti».La domanda dei residenti resta sempre la stessa: «Che fine ha fatto il pronto soccorso del San Marco? Dopo anni di falsi annunci di apertura facciamo i nostri migliori auguri al presidente della Regione, sicuri di non dover rivolgerci più a Babbo Natale».


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