Il responsabile etneo dell'Urbanistica Salvo Di Salvo ha effettuato questa mattina un sopralluogo nel quartiere San Berillo, accompagnato da alcuni membri del Comitato dei cittadini attivi. «Mi impegno a cercare le adeguate soluzioni per il vecchio rione - ha spiegato Di Salvo -con le competenze territoriali degli attivisti». Questi ultimi hanno consegnato all'assessore l'Urban Cultural Maps, un libro di storia mappata del quartiere. Tra palazzi fatiscenti, ruderi, parcheggi abusivi e prostitute l'assessore ha affermato: «Si può fare tanto»
San Berillo, visita dell’assessore Di Salvo Comitato: «Non solo degrado nel quartiere»
«E’ triste vedere tante strutture fatiscenti nel cuore della città ma mi è piaciuto l’orgoglio e l’attaccamento al vecchio rione che ha espresso la gente che qui vive e lavora». Con queste parole l’assessore all’Urbanistica e al decoro urbano di Catania Salvo Di Salvo ha commentato l’impressione avuta dal sopralluogo organizzato a San Berillo insieme al Comitato dei cittadini attivi. «Una passeggiata informale», come l’hanno definita gli attivisti – la prima dell’amministratore cittadino nel quartiere – che fa seguito all’incontro della scorsa settimana tra Di Salvo e il Comitato per sondare le rispettive idee sulla riqualificazione della zona.
«Questa amministrazione non immagina interventi di demolizione degli edifici, costruzione di architetture moderne o aumenti di volumetria ma azioni mirate sul patrimonio esistente – precisa Di Salvo – con l’obiettivo di restituire alla cittadinanza le tradizioni e la cultura che il quartiere conserva attraverso un progetto importante». Non solo scelte amministrative dunque ma decisioni politiche che dovrebbero coinvolgere anche le «competenze territoriali» vantate dai cittadini del comitato, oltre che i vari attori della città. Della stessa idea gli attivisti che premono però molto sulla questione sociale, a parer loro inscindibile da quella urbanistica. «I problemi del rione non sono solo di natura edilizia e si devono attivare processi di integrazione che riguardino tutte le attività culturali, commerciali, artigianali, all’interno delle quali va inserita anche la prostituzione», precisa Andrea D’Urso, membro del Comitato.
Il sopralluogo si è svolto nei vicoli di San Berillo attraverso luoghi non solo di degrado. Ci sono piccole discariche a cielo aperto, cumuli di eternit e palazzi abbandonati, un vecchio cinema in rovina, una ex area pedonale ridotta a parcheggio abusivo, botteghe in affitto, tanti ruderi e una piazzetta in cui si pratica prostituzione a cielo aperto. «Ma ci sono anche tante realtà di fermento culturale da valorizzare» precisa Roberto Ferlito, portavoce del Comitato. E così il giro di perlustrazione prosegue nella direzione di un’autofficina gestita da un meccanico indiano, dei luoghi della comunità senegalese e di un centro di ritrovo polifunzionale. C’è anche un’officina di restauro di biciclette «la riuscita scommessa di due giovani catanesi», e una piccola abitazione utilizzata come cappella cristiana e centro di riunione del Comitato. Qualche prostituta si sporge dalla finestra e i cani abbaiano al passaggio degli sconosciuti. In alcune case diroccate c’è il filo spinato e in molti muri graffiti multicolore la fanno da padrone. Nelle vie c’è tanto verde, spesso però abbandonato a se stesso, e poche sono le automobili. I residenti si conoscono tra loro, si salutano e qualcuno si ferma a parlare con Di Salvo che commenta: «Si può fare tanto qua».
E così prima Rosalba, napoletana di origine e prostituta a San Berillo da trent’anni, rivolgendosi a Di Salvo dice: «Assessore qua ci siamo anche noi, non ci mandi via». Poi è la volta di una donna di origini colombiane più giovane della prima che si fa avanti per strappare la promessa che il tessuto sociale non venga smantellato. Le altre osservano dal ciglio della propria casa e studiano i movimenti dell’assessore dalle loro sedie di plastica bianche. Ma sulla prostituzione Di Salvo è chiaro e successivamente afferma: «Da amministratore non posso tollerarla e mi auguro che la ripresa economica auspicata per il quartiere permetta a queste persone attività alternative».
Durante la camminata gli attivisti hanno consegnato all’assessore l’Urban Cultural Maps San Berillo, un libro nato da una collaborazione tra l’Università di Catania e l’Università di Innsbruck. «E’ uno studio di mappatura urbana e di comunità che tratta di identità sociale e storia del quartiere – spiega D’Urso – focalizzandosi sul passato e sul presente di chi lo abitava o vi lavorava». Di Salvo ha accettato il presente ma non si è espresso in termini di tempistica e di progettualità avviate. «C’è il massimo impegno a continuare il rapporto di dialogo con il Comitato per cercare le adeguate soluzioni a maggior ragione dopo oggi», ha concluso l’assessore della giunta Bianco.