Rubrica/Incontri particolari. Una chiacchierata con Jacques Derrida

Il nostro viaggio continua, e dopo avere avuto il piacere di chiacchierare con la regina Cleopatra mi imbatto in un simpatico signore che si diverte a giocare con un pallone. Mi avvicino e gli chiedo:

– Salve, lei è un calciatore per caso?

– Avrei tanto voluto esserlo – mi risponde – ma i casi della vita mi hanno condotto a diventare un filosofo”.

Lo guardo meglio in viso e mi accorgo che ho di fronte non un giocatore mancato qualsiasi, ma bensì Jacques Derrida.

– Mi scusi, signor Derrida, non l’avevo riconosciuta, ho sentito molto parlare di lei associandola spesso alla parola decostruzionismo. Vorrebbe essere così gentile da fornirmi qualche chiarimento in merito?

A questo punto ferma il pallone con un piede, mi guarda fisso, e comincia a parlare:

– “Se ha tempo e voglia di ascoltarmi, con molto piacere. Intanto inizio subito col dirle che decostruire significa attraversare”.

– Mi scusi se la interrompo, ma in che senso attraversare?

– “Attraversare, ed è questo il punto, significa ripercorrere una tradizione e poi cercare di decomporla in piccoli pezzi per riuscire a comprendere come si è formata e scoprire eventuali falle”.

– Bene, credo di avere capito qualcosa di più, ma vorrei sapere se, secondo il suo pensiero, ogni cosa può essere soggetta alla decostruzione.

– “Non proprio. Perché, vede, sebbene molte cose possano essere decostruite c’è una cosa che assolutamente non può essere toccata ed è la giustizia”.

– Sono molto d’accordo con lei e mi piacerebbe approfondire la questione. Ad esempio, il termine decostruzione deve essere associato a qualche altra cosa o lo si può applicare in tutti i casi?

– “Ecco, su questo punto credo di avere un’opinione ben precisa. La decostruzione deve per forza di cose essere associata alla parola democrazia. Non può esserci decostruzione senza democrazia. Ecco perché bisogna essere degli attenti custodi di questa forma di governo”.

– Soffermandoci su questo punto, mi verrebbe da chiederle se, sempre secondo lei, la parola democrazia è stata utilizzata da alcuni Stati per ottenere dei vantaggi personali.

– “Vede, alcuni Stati si sono fatti portatori di democrazia e libertà. L’America, per fare un esempio su tutti, ma volendo decostruire le cause che hanno indotto gli americani ad invadere l’Iraq e l’Afghanistan, io penso che siano state più di interesse economico che democratico, anche perché la democrazia non può essere esportata”.

– E sull’episodio dell’11 settembre che ne pensa? È stato un evento che ha sconvolto l’equilibrio americano? E, se sì, in che modo?

– “Lei ha utilizzato la parola evento e, in questo caso, penso che sia molto azzeccata, ma bisogna anche comprendere in che modo quest’evento viene diffuso dai mezzi di comunicazione. Io personalmente ritengo che questo tipo di evento possa essere collocato sotto la categoria dell’impressione, e penso fermamente che fosse proprio questo l’intento dei terroristi. Inoltre posso aggiungere che anche se l’evento è passato, ha lasciato degli spettri di sé in tutto il mondo , e questo a conferma che ciò che è fisicamente assente può essere presente in forme diverse”.


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