Nel complesso le persone coinvolte sono 64. Le indagini, effettuate dalla squadra mobile, erano scattate dopo le ripetute aggressioni ai medici del Vittorio Emanuele. Gli indagati individuavano al pronto soccorso infortuni compatibili con un sinistro posticcio, poi chiedevano il risarcimento. Guarda video e foto
Road accident, giro di incidenti falsi da un milione La base del sistema di fronte al Vittorio Emanuele
Un’
ordinanza di custodia cautelare per sette persone, 64 indagati, un volume d’affari da circa un milione di euro. Sono i numeri dell’operazione Road accident, costruita sul lavoro di indagine della Squadra mobile, su delega della procura etnea. Le ipotesi di reato sono, a vario titolo, associazione a delinquere finalizzata alla truffa in danno di compagnie assicurative e corruzione in atti giudiziari. Incidenti stradali falsi in produzione seriale, almeno 17: ‘u coppu da’ assicurazioni elevato a sistema. Altri tre casi sarebbero in fase di ricostruzione.
In carcere vanno il presunto leader del gruppo
Giovanni Pantellaro, pregiudicato 53enne, suo figlio Gaetano Pantellaro, 28 anni, e Angelo Ragusa, 35enne con precedenti di polizia. Arresti domiciliari per Giuseppe Alì, 62 anni, detto zio Pippo. Divieto di dimora nel nel territorio comunale per Alessandro Fichera, 43 anni, Carmelo Moncada detto Melo, 61 anni, e Orazio Sapuppo detto Squalo, 43 anni. Le investigazioni sono scattate a seguito di alcune aggressioni perpetrate ai medici del pronto soccorso del Vittorio Emanuele, nel periodo tra gennaio 2016 e gennaio 2017. L’ospedale di via Plebiscito sarebbe stato una specie di gallina dalle uova d’ora per gli indagati.
Il pronto soccorso è infatti un crogiolo di
persone infortunate o traumatizzate. Bastava avvicinarle, verificare che il trauma fosse compatibile, almeno in teoria, con un incidente stradale, infine convincerle a indicare un sinistro come causa delle lesioni. Secondo gli inquirenti, in fase di triage molti pazienti sostenevano la natura casuale dell’infortunio, per poi pretendere che il sanitario di turno apponesse l’espressione incidente stradale nell’apposita casella del referto. E quando i medici si rifiutavano, si esponevano al rischio del pestaggio. Infine, nei casi in cui le assicurazioni non versassero subito un risarcimento, veniva proposto ricorso dinnanzi al giudice di pace, con annesse deposizioni false di testimoni a gettone.
E poi c’era un
asset strategico della banda: l’agenzia Infortunistica stradale, situata proprio di fronte all’ingresso del Vittorio Emanuele, il cui titolare era Angelo Ragusa, che secondo i magistrati si occupava di istruire le pratiche, ricreare l’apparenza del sinistro, curare i rapporti con gli altri presunti associati e con i clienti, con l’aiuto di Gaetano Pantellaro e di Giuseppe Alì, gestori di fatto dell’agenzia. Alì, in particolare, sarebbe stato incaricato di istruire la clientela sui comportamenti da seguire, reperire falsi testimoni e liquidare i profitti.
Ma, come detto, gli inquirenti sono convinti che il capo del gruppo fosse
Giovanni Pantellaro, mentre Fichera, Moncada e Sapuppo battevano il pronto soccorso nel ruolo del procacciatore. Le forze dell’ordine, nel corso della conferenza stampa svoltasi oggi in procura, hanno inoltre rivelato alcune conversazioni telefoniche tra gli indagati e altri procacciatori. E proprio i servizi di intercettazione, sia audio che video, si sarebbero rivelati decisivi per consolidare il materiale d’indagine prodotto dalla polizia.