Rivolta a Lampedusa contro la nave ‘bagnarola’

Cambiare nome a una compagnia di navigazione non basta a risolverne i problemi. Poi, se i problemi sono dovuti a una flotta navale fatiscente e a vecchi problemi di bilancio, un nome nuovo e suggestivo incide ancora meno. In particolare a evidenziare i limiti della compagnia in questione è sempre la stessa tratta: Porto Empedocle-Lampedusa.

Quella che oggi si chiama “Compagnia delle Isole” non riesce a garantire la continuità territoriale alle Pelagie così come non riusciva quando era semplicemente Sicilia Regionale Marittima, cioè Siremar. La esasperazione maturata dalla popolazione insulare adesso ha preso forma in una ostinata protesta. La nave Paolo Veronese è arrivata ieri mattina a Lampedusa e lì non ha potuto fare altro che una inversione di marcia.

Centinaia di persone sulla banchina ne impedivano l’attracco. Anche l’intervento dei Carabinieri non ha prodotto risultati. Nessuna tensione, nessuno scontro. Solo un vano tentativo di mediazione che ha trovato nell’interlocutore una determinazione inossidabile. Lampedusa non accetta più i lunghi periodi di isolamento imposti dalla compagnia di navigazione e i militari dell’Arma ne hanno dovuto prendere atto. Il 5 Febbraio scorso il motore della nave Palladio è andato in fiamme, fortunatamente senza conseguenze per i passeggeri, mentre rientrava a Porto Empedocle dalla corsa su Lampedusa.

Questo incidente ha causato un periodo di sosta perché la nave era, ed è ancora oggi, inservibile. Poi la odierna società per azioni ha destinato al servizio Pelagie la nave “Veronese”. Ben più piccola e meno stabile in navigazione se le condizioni meteo non sono favorevoli. Praticamente una corsa a settimana in media. In più inadeguata al quantitativo di merci che ogni giorno dovrebbero viaggiare verso Lampedusa e Linosa. In appena un mese, quello in corso, Lampedusa ha accusato rallentamenti all’edilizia, perdite per deterioramento sulle derrate alimentari e passeggeri diretti a Linosa costretti a cercare alloggi di fortuna perché bloccati giorni e giorni a Porto Empedocle.

La protesta di ieri  mattina è stata ferma, decisa. Persino addobbata con tanto di fascia tricolore del sindaco, la combattiva Giusi Nicolini, che non ha fatto mancare il proprio appoggio alle categorie. Se la protesta è stata dura, e continuerà a esserla visto che l’intenzione della popolazione insulare è di non fare più entrare in porto il vecchio traghetto targato 1984, ancora più dura è stata la nota che il Presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, ha inviato alla Compagnia delle Isole. “I comportamenti dell’ultimo periodo da parte della Siremar mettono profondamente in ginocchio l’isola di Lampedusa. – si legge nella nota – La Siremar non può far finta di non avere un contratto che la obbliga ad assicurare, con mezzi efficienti e continuità, il servizio Lampedusa-Porto Empedocle”.

Parole dure e inequivocabili per la compagnia che adesso deve temere anche una possibile valutazione di recessione contrattuale per inottemperanza da parte della Regione. Un altra nave, gemella della inutilizzabile e datata Palladio, la “Laurana”, pare adesso essere pronta a coprire la tratta ma come una coperta troppo corta il cambio non sarebbe risolutivo. La Laurana era infatti in servizio sulla tratta Milazzo-Eolie-Napoli che resterà così scoperta o mal servita vista la esigua flotta della compagnia appartenente al Gruppo Tirrenia.

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