Sono ancora in corso le ricerche di un uomo, un ultraottantenne, che si trovava a bordo di un'imbarcazione che è semi-affondata alle prime luci dell'alba di oggi. Il fatto è avvenuto alle quattro del mattino, a distanza di un miglio e mezzo circa dalla costa. Sul natante era presente un'altra persona, che è stata salvata
Riposto: naufragio all’alba, disperso un anziano La barca con i due pescatori rientrava al porto
L’imbarcazione di legno, lunga circa tre metri, ha cominciato a riempirsi d’acqua a circa un miglio di distanza dal porto di Riposto. Non è chiaro perché, visto che il mare – intorno alle quattro del mattino – non era agitato. L’unica certezza è che i due pescatori a bordo stavano tornando dal lavoro notturno, hanno gridato per avere aiuto e sono stati sentiti da altre barche che pescavano nelle immediate vicinanze. Così i soccorsi sono partiti in fretta e sono riusciti a portare in salvo un uomo, in stato confusionale. Mentre l’altro, un uomo sull’ottantina, è ancora disperso.
È quello che si sa a proposito del naufragio avvenuto alle prime luci dell’alba di oggi. La profondità, in quello specchio d’acqua, è proibitiva per permettere ricerche definitive. Se venisse autorizzato l’uso di un robot subacqueo si potrebbe arrivare molto più giù, ma ci vuole tempo: la zona è vasta. Nel frattempo, il nucleo sommozzatori dei vigili del fuoco di Catania è al lavoro insieme alla guardia costiera di Riposto per tentare il possibile per recuperare il corpo dell’anziano pescatore al più presto. Prima che cambino le condizioni atmosferiche e che le ricerche in mare si facciano più difficili.
La barchetta non è affondata, ma galleggiava a pelo d’acqua. È stata trainata all’interno dell’infrastruttura portuale ripostese, dove si trova tutt’ora. Ne resta fuori soltanto una punta e il resto è sommerso. «La guardia costiera ha allertato il nucleo sommozzatori di Palermo – spiega Carmelo Barbagallo, sindacalista Usb Vigili del fuoco – perché da ormai tre anni i turni notturni del nucleo di Catania sono stati soppressi». I colleghi del capoluogo di Regione, però, ci mettono troppo per arrivare in zona ionica: «Abbiamo fatto prima noi di qua, che iniziamo il turno alle otto del mattino».
Quella di Barbagallo non è una critica nei confronti del lavoro dei sommozzatori palermitani, ma nei confronti «del sistema: è impossibile che in una città come Catania il nucleo sommozzatori sia in carenza di personale e sottodimensionato rispetto a quanto sarebbe necessario – continua – Lo abbiamo fatto presente in più di una circostanza. Adesso pare che le cose stiano cambiando, ma i tempi della burocrazia sono comunque troppo lunghi. E la figura dei sommozzatori è indispensabile».