Il pari a reti bianche maturato al Menti contro una squadra strutturata può essere positivo per il morale ma lascia l'amaro in bocca se messo in relazione ad una gara assolutamente alla portata al cospetto di una formazione che tra le mura amiche sta facendo fatica
Rinviato l’appuntamento con il primo acuto in trasferta Sul campo della Juve Stabia un punto e tanti rimpianti
Se anche i numeri hanno un’anima forse era già scritto l’epilogo del match tra Juve Stabia e Palermo nel monday night della settima giornata del girone C del campionato di serie C. Non poteva che finire in parità allo stadio Menti la sfida tra una squadra, la Juve Stabia, ancora a secco di vittorie tra le mura amiche in questa stagione, e un’altra, il Palermo, alla ricerca del primo successo esterno. Due tabù non sfatati fanno rima in questo caso con uno 0-0 piuttosto deludente, conseguenza quasi logica di una gara equilibrata e priva di grosse emozioni. Era rappresentato graficamente nella versione militare della terza maglia con cui sono scesi in campo il tipo di partita a cui erano chiamati gli uomini di Filippi. Una gara da battaglia da interpretare ed affrontare con lo spirito giusto e con il coltello tra i denti. E da questo punto di vista, compatibilmente con i ritmi non particolarmente sostenuti di un match che è andato soprattutto a fiammate, i rosanero tutto sommato hanno portato a termine la propria missione avendo lottato senza mai disunirsi al cospetto di una compagine strutturata e con un potenziale adatto alle zone alte della classifica.
Il Palermo, protagonista peraltro di una buona prova sul piano difensivo al netto di variabili ‘impazzite’ come l’ingenua espulsione rimediata nel finale da Buttaro o la palla gol casuale capitata a tempo scaduto a Stoppa (entrato al 71′ al posto di Schiavi) e neutralizzata da Pelagotti abile a salvarsi con un intervento d’istinto, ha fornito risposte confortanti dal punto di vista della solidità e della concentrazione. Il problema è che queste note positive vanno comunque contestualizzate e inserite, nel caso specifico, nell’ambito di una partita che si è distinta per la pochezza dei contenuti emersi nell’arco dei 90 minuti. Juve Stabia e Palermo devono cambiare marcia se vogliono svoltare in questo campionato e puntare davvero in alto. Concetto valido, appunto, anche per la compagine di Novellino, poco reattiva e sprovvista degli strumenti necessari per aggredire la partita. Ed è anche per questo motivo, per avere affrontato cioè un avversario tutt’altro che trascendentale nonostante il nome e le ambizioni di classifica, che il risultato maturato al Menti non autorizza salti di gioia sul fronte rosanero. E’ un punto utile e che fa bene al morale ma resta il rammarico per non avere conquistato l’intera posta in palio in un match che, come ha confermato la trama che si è sviluppata nel corso dei 90 minuti più recupero, era assolutamente alla portata.
I rosanero, più pericolosi dei padroni di casa sia nel primo (da segnalare due occasioni per Brunori, che nel momento in cui Filippi ha deciso di schierare Soleri durante la ripresa avrebbe potuto giocare assieme all’ex Padova invece di essere sostituito, e un altro paio per Valente regolarmente in campo dopo avere smaltito un problema ad una caviglia e schierato sulla trequarti nel finale in concomitanza con il cambio Silipo-Giron) che nel secondo tempo (vicini al gol gli ospiti con una conclusione di sinistro di Floriano, entrato al 58′ al posto di un Fella apparso ancora al di sotto degli standard di rendimento registrati nella scorsa stagione ad Avellino, e con un rasoterra di destro di Brunori dal limite dell’area che ha lambito il palo della porta difesa da Sarri), avrebbero potuto fare di più per vincere. Bastava un po’ più di qualità – termine che obiettivamente non figura nel vocabolario di molti elementi non solo del Palermo ma anche di tante altre squadre di una C scesa di livello rispetto al passato – per alzare l’indice di pericolosità e creare le condizioni per imporsi su un avversario assolutamente abbordabile nonostante la presenza di alcune individualità interessanti (su tutte l’esterno destro Donati classe 2001) e una buona organizzazione in virtù dell’impronta che sta iniziando a lasciare un tecnico navigato come Novellino. Ma il fatto che abbiano rimediato tre 0-0 di fila tra le mura amiche significa pure che i campani hanno comunque delle lacune. Evidenziate – e questo aumenta il rammarico per ciò che poteva essere e non è stato – da un Palermo da cui, tenendo presente le potenzialità di un organico costruito comunque per potere recitare un ruolo da protagonista in questa stagione, è lecito aspettarsi molto di più.