L'ex parlamentare e il figlio, attuale deputato regionale, subiranno un processo ma il gip ha cancellate le accuse più gravi. Al centro del procedimento il tesoretto di famiglia portato all'estero e fatto rientrare in Italia
Rinviati a giudizio Francantonio e Luigi Genovese Per violazioni fiscali, cade l’accusa di riciclaggio
Si chiude con il rinvio a giudizio per nove persone l’udienza preliminare del processo per violazioni fiscali che vede coinvolto Francantonio Genovese, ex parlamentare del Pd passato a Forza Italia, partito a cui ha adesso detto addio, e il figlio Luigi, deputato regionale recentemente passato dal partito di Miccichè al neonato gruppo Ora Sicilia. Insieme a lui anche otto dei suoi familiari si presenteranno davanti al giudice il prossimo 20 marzo.
L’udienza preliminare ha fatto registrare la cancellazione delle accuse di riciclaggio e autoriciclaggio perché il fatto non costituisce reato. Nel dettaglio il gup Monica Marino ha deciso di rinviare a giudizio oltre a Francantonio Genovese, il figlio Luigi, la moglie Chiara con le sorelle Rosalia ed Elena Schirò, il cognato Franco Rinaldi, ex parlamentare, e gli altri familiari Marco Lampuri, Daniele Rizzo e la società L&G.
Al centro del processo c’è il tesoretto della famiglia Genovese che sarebbe stato nascosto all’estero e poi importato in Italia. Ma non prima di aver attraversato società diverse e in parte intestate a familiari. Unico degli indagati ad aver scelto l’abbreviato è stato il notaio Stefano Paderni, per il quale l’accusa ha chiesto la condanna a due anni e mezzo. Per lui il processo comincerà il 20 settembre. L’indagine coordinata dalla procura e condotta dalla Guardia di Finanza nel 2017 aveva portato anche al sequestro di cento milioni di euro.
Le indagini della Procura di Messina sono partite dal rinvenimento di 16 milioni di euro depositati presso la società Credit Suisse Life Bermuda ltd, parte dei quali successivamente è stata trasferita alla società panamense Palmarich Investments, con i soldi che dalla Svizzera sono arrivati a Montecarlo. La società sarebbe risultata sotto il controllo dei genitori di Luigi Genovese, il già citato padre Francantonio e la moglie Chiara Schirò. La restante parte sarebbe invece rientrata in Italia, con Genovese che ha provato a spiegare l’origine riconducendola a sua volta al proprio padre, oggi deceduto, senza però che le verifiche delle Fiamme Gialle abbiano accertato la verosimiglianza della versione.