Riforma elettorale, manca l’accordo tra i partiti FI per abolizione ballottaggi, ma Pd irremovibile

Pomeriggio intenso all’Ars, con il dibattito che è stato aperto e chiuso più volte. Approvato il ddl che posticipa le elezioni nei sei Liberi consorzi a una data da decidersi tra ottobre e novembre, così da farle coincidere con l’apertura delle urne per le Città metropolitane. Mentre nulla si è invece riusciti a concludere sul fronte della riforma elettorale. Il presidente Ardizzone ha sospeso l’Aula per permettere alla presidenza di raccordarsi con la prima commissione, ma tra i corridoi è stato chiaro sin subito che l’accordo non c’è.

Se tra i grandi partiti, infatti, si raggiunge pressoché l’unanimità sul fronte dell’introduzione dell’effetto trascinamento, diverso è il discorso per quanto riguarda l’abolizione dei ballottaggi. Forza Italia, pezzi di Ncd e Udc vorrebbero l’elezione diretta al primo turno del candidato che raggiunga la soglia del 35 per cento dei voti. Ma nel Pd sia Cracolici che Raciti hanno già annunciato che non voteranno una norma che preveda la cancellazione dei ballottaggi. 

E così c’è chi propone una via di mezzo. Parte dei democratici, infatti, sarebbe disposta ad accettare un’elezione del primo cittadino con il 35 per cento, a patto però che vengano mantenuti i ballottaggi nel caso in cui nessuno dei candidati raggiungesse tale percentuale. In tal senso, tra i cracoliciani la disponibilità a eleggere al primo turno i sindaci c’è solo se la soglia venisse portata al 40 per cento.

Non manca poi chi sottolinea la fretta dell’Ars a incardinata la riforma del voto, a dispetto delle vere esigenze dell’isola. Tra questi, i cinquestelle che parlano di norma che «ha superato i limiti della decenza». I grillini siciliani si dicono certi che l’operazione dei partiti tradizionali sia mossa dalla volontà di ostacolare l’ascesa elettorale del Movimento fondato da Gianroberto Casaleggio. «Perdiamo tempo con queste sciocchezze – attacca Giancarlo Cancelleri – quando la legge elettorale non serve a nessuno, se non a chi vuole mantenere in piedi strategie numeriche per danneggiare il vicino di casa, che si tratti del Movimento 5 Stelle o di qualche sindaco sgradito». 

I pentastellati, dal canto loro, propongono di lasciare tutto così com’è oggi. «Che un sindaco vince al primo turno se prende il 50 per cento dei voti è un principio democratico che vale in tutta Italia – commenta il deputato -. Ci possiamo confrontare su altre cose, dalla doppia scheda al trascinamento, ma che non si tocchino le soglie».

A innalzare la tensione, ci sarebbe poi un mancato rispetto delle regole. «È impossibile che il Pd possa presentare un emendamento in Aula che non sia passato dalla commissione, su questo non ci sarà alcun compromesso», assicura Cancelleri. Intanto i lavori sono stati rinviati a domattina. Quando già dalle prime battute sarà chiaro se la notte avrà portato consiglio o meno.

Miriam Di Peri

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